Dagli «sdentati», espressione con cui l'ex presidente socialista François Hollande chiamava i francesi delle classi meno abbienti, agli «obesi» che «puzzano di alcol fin dalla mattina», gli abitanti della Francia profonda, delle campagne lontane da Parigi, secondo le parole di Jean-Luc Mélenchon. François Ruffin, ex deputato della France insoumise (Lfi) oggi nel gruppo ecologista, ha deciso di raccontare a tutti chi è veramente Mélenchon, líder maximo dell'ultragauche e capofila del Nuovo fronte popolare, l'alleanza delle sinistre con il più alto numero di deputati all'Assemblea nazionale. Lo ha fatto in un libro Itinéraire: Ma France en entier, pas à moitié, appena pubblicato dalle edizioni Les Liens qui libèrent, dal quale emerge tutto il disprezzo di Mélenchon verso le classi popolari, verso quell'elettorato che oggi, infatti, gli sta voltando le spalle, a favore del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. È proprio Henin-Beaumont, feudo di Rn dal 2014 dopo annidi dominio della gauche, a essere protagonista del capitolo più intrigante del libro. «Quando mi raccontava di Henin, era al limite del disgusto: “Non si capiva nulla di quello che dicevano”, “Puzzavano di alcol fin dalla mattina”, “Erano maleodoranti...”, “Quasi tutti obesi”», racconta Ruffin, citando il resoconto di Mélenchon, candidato alle legislative del 2012, di ritorno da un sopralluogo a Henin-Beaumont. Il ritratto del guru della France insoumise che emerge dal libro è spietato. Ruffin denuncia, in particolare, la deriva di Mélenchon verso il comunitarismo, accusandolo di concentrarsi esclusivamente sul voto delle minoranze e delle banlieue multietniche e di aver abbandonato definitivamente gli operai, i “petits français” delle zone rurali, a beneficio del Rassemblement national. Per Mélenchon, cercare di riconquistare il voto popolare nelle campagne e nelle città di piccole e medie dimensioni è una perdita di tempo. «Ci è voluto mezzo secolo per denazificare la Germania...», avrebbe detto il leader della sinistra radicale al suo ormai ex scudiero. Ruffin ha rivelato anche l'imbarazzo di aver fatto campagna in base all'origine etnica su ordine di Mélenchon. Nella sua circoscrizione elettorale, è stato costretto a distribuire volantini con la foto di Mélenchon solo agli elettori neri e arabi dei quartieri residenziali di Amiens-Nord, per i quali il leader goscista è un “pigliatutto”, escludendo gli elettori bianchi, che lo vedono come uno spaventapasseri. Più in generale Ruffin, nato a Calais ed ex allievo del liceo La Providence di Amiens frequentato anche da Emmanuel Macron, critica una «sinistra che ha rinunciato» alle sue battaglie storiche e ha deciso di abbandonare al suo destino una parte della popolazione, sempre più sedotta dal discorso lepenista. «Sono sempre stato un elettrone libero, e oggi più che mai. È stata questa libertà a rendere possibile, il 9 giugno, il lancio del “Front populaire” (Ruffin è stato uno dei principali iniziatori del Nuovo fronte popolare, ndr), due parole che risuonano in milioni di francesi. Ho sempre detto: il mio Paese è la Francia, la mia famiglia è la sinistra. Negli ultimi due anni, la vita all'interno del gruppo Lfi era diventata insopportabile. La tensione tra le mie convinzioni e le dichiarazioni pubbliche dei suoi leader non era più sostenibile», dice oggi Ruffin per giustificare la sua rottura con la France insoumise. Un partito in balìa di un solo uomo, Jean-Luc Mélenchon, «un partito dove regna la paura, dove non c'è spazio per il dibattito», secondo le parole di Ruffin. Fondatore della rivista militante Fakir e autore di diversi documentari (nel suo documentario più famoso, Merci Patron!, uscito nel 2016, prese di mira Bernard Arnault, patron di Lvmh, ndr), Ruffin vuole essere il portavoce della Francia dei “borghi” e dei “palazzoni” delle periferie, a differenza di Mélenchon che divide la Francia in «segmenti su base spaziale, le metropoli e i quartieri, e su base quasi razziale, poiché il 25% dei francesi ha un nonno immigrato». L'ex deputato della France insoumise, che spera di convincere altri membri del partito a denunciare i metodi autoritari di Mélenchon, vuole moltiplicare i “ponti” e non incoraggiare la creazione di “muri nella società”, l'attuale strategia di Lfi. La requisitoria di Ruffin ha suscitato l'indignazione dei giannizzeri di Mélenchon. «Non è un compagno», ha tuonato il deputato Lfi Aurélien Saintoul, mentre il suo collega, Paul Vannier, lo accusato di essere «l'archetipo del politicante». Dopo il regolamento di conti del Partito socialista, con la sindaca di Parigi Anne Hidalgo che ha accusato la sua famiglia di aver consegnato le chiavi alla destra mettendo il veto sul nome di Bernard Cazeneuve a Matignon, è scoppiata la guerra anche nella France insoumise.
Anno nuovo, vita vecchia. Corrado Formigli riparte dopo la pausa estiva col suo programma su La7, Piazza Pulita, ma senza rinunciare al suo core business: la caccia contro un incorporeo fascismo. Nonostante i molti ganci d'attualità, dal caso Sangiuliano alla campagna elettorale statunitense, il conduttore non rinuncia a dedicare un intero blocco, il terzo, alle oscure trame nere intorno a Fratelli d'Italia. Essendo stato il principale spin doctor dell'inchiesta di Fanpage sulla cosiddetta “gioventù meloniana”, che è montata proprio grazie al ticket tra lui e il direttore del magazine online Francesco Cancellato presente in studio (piccolo suggerimento, a futura memoria, per gli ospiti: abbiano la prontezza di chiedergli conto dello scoop, vero, diLibero, sui suoi giornalisti sottopagati), se Formigli promette di avere interessanti rivelazioni sui rapporti tra Fdi e il mondo dell'eversione nera, più di qualcuno tende a credergli e ad accettare di restare sveglio fino alla fine della puntata per godersi qualche nuovo capolavoro di spionaggio giornalistico di Fanpage. Invece, nulla. La trasmissione sceglie di ruotare intorno ad un presunto caso vecchio di un mese: i finanziamenti elargiti dalla Fondazione An. Siccome all'epoca erano tutti a mollo a Ponza, i reporter di Piazza Pulita sono stati costretti a muoversi a scoppio ritardato ma senza portare in dote alcun elemento di novità. Le due bisettrici accusatorie sono sempre quelle che sollevarono ai tempi Repubblica e il Domani: da una parte i 30mila euro versati dalla Fondazione per l'acquisto della sede di via Acca Larenzia; dall'altra i fondi bonificati nel 2021 a delle associazioni legate a Forza Nuova. Il primo binario nasce e muore già il 26 agosto, quando Libero, con l'intervista al presidente della Fondazione An Giuseppe Valentino, aveva messo in chiaro la situazione. Ecco un breve recap: la Fondazione An, che erroneamente viene identificata dai media come la “cassaforte di Fdi”, gestisce un patrimonio milionario eredità del Movimento Sociale che viene amministrato da esponenti di tutte le anime della destra parlamentare. Non solo di Fdi. E che votano all'unanimità. Quindi non è che il premier Giorgia Meloni o chi per lei possa andare in banca e prelevare i cento euro per pagarsi la spesa. La storica sede dell'Msi dell'Appio Latino, invece, dove il 7 gennaio 1978 morirono tre giovanissimi esponenti del Fronte della Gioventù a seguito del blitz di un commando di terroristi rossi, è gestita da un'omonima associazione vicina a CasaPound. Essendo quel luogo un «patrimonio morale» di tutta la destra, come spiegato da Valentino, tutta la destra ha contribuito per versare i 68mila euro necessari per evitare che il proprietario dell'immobile, l'Inail, lo mettesse all'asta. E la Fondazione, che ha coperto i 30mila euro che mancavano per completare la raccolta fondi organizzata tra militanti, anche della destra radicale, li ha versati direttamente al'Istituto. Quindi, tecnicamente, la Fondazione (che comunque non è il partito) ha versato fondi ad un ente pubblico, non li ha messi nelle tasche di qualche esercito di miliziani tagliagole al servizio del premier. Fine. Il secondo filone, quello che porta a Forza Nuova, è ancor più tragicomico e venne anch'esso raccontato da Valentino su queste colonne. I militanti del movimento di Roberto Fiore (disclaimer: oltre a non avere legami politici con Fdi, i movimenti della destra extraparlamentare non sono in grandi rapporti nemmeno tra loro, pertanto qualunque ricostruzione che vorrebbe far passare tutto come un unico calderone nero è davvero stracciona) occuparono lo stabile di via Paisiello a Roma da quando cessò di esistere il Giornale d'Italia diretto da Francesco Storace. La Fondazione ha dovuto intraprendere una battaglia, sia legale che “persuasiva”, durata anni per riprendere possesso dello stabile e, al termine di una trattativa bonaria, avrebbe versato circa 34mila euro ad associazioni legate a Fiore, non per sostenerne l'attività ma per prenderne definitivamente le distanze. Tutto l'opposto di quanto i media di sinistra vorrebbero lasciar intendere. L'unico elemento di novità, se possibile ancor più tendenzioso, proposto durante la puntata, sarebbe un presunto filo diretto tra quei soldi versati nell'estate 2021 dalla Fondazione An (repetita iuvant: non da Fratelli d'Italia) e l'assalto alla Cgil condotto con alla testa esponenti di Forza Nuova e lo stesso Fiore ad ottobre dello stesso anno. Come a dire che, senza quei 30mila euro, il blitz, tre mesi dopo, non ci sarebbe mai stato. Peccato che, oltre alla cifra esigua e alle tempistiche non certo sovrapponibili, sono allusioni montate dagli stessi giornalisti che negli anni hanno vergato lunghe inchieste dedicate agli affari di Fiore e di Forza Nuova. E a sentir loro erano milionari. È ormai evidente allora che questo fetish della sinistra per le croci celtiche, i saluti romani e le trame nere senza riscontri reali non porti voti (lo dimostra il volto stralunato di Elly Schlein davanti ai sondaggi proprio a Piazza Pulita) e non traini ascolti (la serata di giovedì l'ha vinta Del Debbio: 7,4% di share contro il 6,8% di Formigli). Quelle montate coi motivetti da film di mafia, le microcamere nelle tasche degli inviati e i tavolini pieni di foto segnaletiche in True Detective, sono solo belle storie rovinate dalla verità.
Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo CHI SALE (X Factor) Buona partenza per X Factor, lo storico format musicale in onda su Sky Uno e prodotto da Fremantle, giunto alla sua diciottesima edizione. I dati relativi agli ascolti della prima puntata sono positivi: 3.6% di share medio con punte vicine al 4.5%. Giovedì sera davanti alla tv c'erano tantissimi giovani, com'è normale che sia se consideriamo il profilo della rete e il target. Al di là del dato numerico, la credibilità nell'ambiente degli addetti ai lavori per questo format sembra non subire battute d'arresto. Tra gli artisti lanciati negli anni spiccano Marco Mengoni, Francesca Michielin e naturalmente i Måneskin, arrivati secondi nel 2017. Determinante per individuare nuovi talenti è la giuria quest'anno radicalmente rinnovata: è rimasto incrollabile Manuel Agnelli, affiancato da debuttanti di peso come Achille Lauro, Paola Iezzi e Jake La Furia che almeno fin qui sembrano ottenere l'apprezzamento fondamentale del pubblico social. Presto per dire se fra i concorrenti si annidino gli eredi di Damiano David. Ha colpito giovedi sera la standing ovation del pubblico per il giovanissimo Lorenzo che ha cantato Poetica di Cremonini e per la timida Daniela che si è esibita con Creep dei Radiohead. Non facile ripescare una ugola di successo internazionale come Mengoni, ma sicuramente il fiuto di Giorgia, scelta come conduttrice, potrebbe riservare sorprese.
Il monologo-rampogna di Paolo Del Debbio? C'è (su Moussa Sangare). L'intervista al fulmicotone? Pure, così come le testimonianza choc tra il pubblico (lo studente aggredito da una gang appena sceso alla Stazione centrale di Milano). Dritto e rovescio, il talk del giovedì sera di Rete 4, riparte a botta sicura: da un format, cioè, riconoscibilissimo e perfettamente funzionante. Non c'è bisogno di cambiare alcunché, dunque, almeno per il momento. Si comincia con l'ospite d'eccezione, Ignazio La Russa, che prima picchia duro su Elly Schlein e poi battezza Ilaria Salis alla sua maniera. «Io non faccio mai dichiarazioni contro una persona, ma non posso esimermi dal dire che non si può avere una doppia morale», nota il presidente del Senato a proposito della segreteria del Pd e il caso Boccia-Sangiuliano. «Su Soumahoro, per esempio, non ho visto questa attenzione e se vogliamo andare indietro sui soldi nel canile di una parlamentare, non ho visto la stessa attenzione (il riferimento è alla senatrice dem Monica Cirinnà, ndr). Potrei andare avanti, così come sulle parentele, quello è il cognato di quello e di quell'altro...allora un giorno qualcuno farà un elenco di quelli che fanno politica insieme al marito o insieme alla moglie, al fratello o al cugino e vedrete che ce n'è molti di più in Parlamento, nelle istituzioni e anche in Rai di quelli che ce n'è nel centrodestra». «Depenalizzare il carcere per i minorenni? Una idea strampalata. Io sono avvocato, ho fatto il penalista, ho una vis difensiva molto spiccata... Tuttavia eliminare il carcere per i minorenni è una di quelle ipotesi che solo Ilaria Salis, con tutto il rispetto, può avanzare». E da Palazzo Madama tanti cordiali saluti alla europarlamentare di Bonelli e Fratoianni.
Tutto facile per il Milan che, tra le mura amiche dello stadio Meazza, surclassa 4-0 il Venezia conquistando la prima vittoria di questo travagliato inizio di stagione. Ottimo viatico per le due partite che attendono i ragazzi di Fonseca: martedì 17 il Liverpool nel primo impegno di Champions League e domenica 22 il derby della Madonnina con l'Inter. In classifica i rossoneri si portano a quota 5 salendo all'ottavo posto, restano invece ultimi i veneti con un solo punto. Non c'è mai partita, è troppa la differenza tra le due squadre con i padroni di casa che chiudono la pratica nella prima mezz'ora con i gol di Theo, Fofana, Pulisic e Abraham, questi ultimi due su rigore. È un monologo rossonero sin dalle prime battute. Al 2' si sblocca il match grazie ai due giocatori più discussi nell'ultima partita pre sosta: Theo Hernandez recupera alto un pallone sulla tre quarti e serve Leao, che lo lancia col tacco in area sulla sinistra. Il terzino francese affonda, entra in area e cerca la porta: la palla beffa Joronen sotto le gambe. All'8' chance per gli ospiti, Pohjanpalo riceve un cross basso dalla sinistra e può calciare con libertà dall'altezza del dischetto ma colpisce male e spreca tutto. Al 13' Oristanio calcia di sinistro dai 25 metri cercando il secondo palo di Maignan: palla larga, non di molto. Al 16' arriva il raddoppio: corner dalla sinistra, Fofana di testa sul primo palo supera Joronen per il 2-0, firmando il primo gol in maglia rossonera. Al 25' i padroni di casa calano il tris. Abraham si avventa su un tiro di Reijnders respinto da Joronen, che poi lo stende, Di Marco non ha dubbi e concede il rigore. Dagli 11 metri Pulisic spiazza Joronen. Al 29' arriva il poker. Leao sterza sulla sinistra dell'area verso il centro, e va giù nel contatto con Schingtienne. Di Marco lascia correre ma poi, al Var, ravvisa un pestone sul numero 10 rossonero, assegna il penalty e ammonisce Schingtienne. Abraham segna il suo primo gol in maglia rossonera spiazzando ancora Joronen. Il Milan torna a segnare 4 gol in mezz'ora dopo oltre 65 anni, dal 19 ottobre 1958, contro l'Alessandria. Quel giorno avevano segnato Schiaffino, Altafini e due volte Danova, il tutto già al 20'. Al 4' della ripresa Loftus-Cheek recupera palla di forza e lancia Leao in porta: il portoghese calcia in area, ben pressato dall'ultimo uomo del Venezia e Joronen para. La partita scorre via senza particolari sussulti con il Milan che non preme sull'acceleratore e il Venezia che non ha la forza di reagire. Al 19' doppio cambio per entrambe le squadre. Morata e Okafor entrano per Leao e Reijnders. Nel Venezia fuori Oristanio e Duncan, dentro Doumbia e Yeboah. Al 26' gol annullato agli arancioneroverdi. Zampano va a segno di destro in area dopo un cross dalla fascia, ma il Var interviene per un duro fallo di Nicolussi Caviglia a inizio azione. Rete annullata e secondo giallo per l'ex bianconero costretto a lasciare il campo lasciando i suoi in dieci. Alla mezz'ora finisce la partita di Abraham, sostituito da Musah. Al 34' esaurisce i cambi Fonseca: dentro Chukwueze e il giovane Zeroli per Pulisic e Fofana. Nel Venezia Andersen e Raimondo per Busio e Pohjanpalo. I minuti finali non aggiungo nulla alla partita con le due squadre che aspettano stancamente il triplice fischio di Di Marco.
La nuova avventura di Stefano De Martino ad Affari Tuoi, il quiz show in onda su Rai 1, è incominciata nel migliore dei modi. Lo showman napoletano si è perfettamente calato nella parte, grazie alla sua simpatia e all'abilità nel tenere gli spettatori incollati al televisore. Amadeus sembra ormai un lontano ricordo. Anche se suoi social i fan sono ancora molto divisi. C'è chi infatti applaude il cambio al vertice e le doti televisive di De Martino. E chi, invece, rimpiange lo storico volto di Affari Tuoi, passato ora sul Nove. "Ma quanto mi piace Stefano - ha scritto su X Tanina -. Ha preso confidenza con il gioco ed è ogni sera più spigliato, più simpatico". Sulla stessa lunghezza d'onda anche Andrea, che sul social di Musk ha commentato: "Stefano De Martino è un bravissimo conduttore, hanno fatto bene ad assegnare a lui Affari Tuoi". Ancora più elegante, invece, il messaggio di Ninni: "Comunque complimenti a Stefano, si è sciolto e ha preso padronanza e confidenza col gioco. Bravo". Che Stefano De Martino abbia già fatto suo Affari Tuoi lo si capisce benissimo spulciando tra i vari meme dedicati a lui sui social. Tra i tanti che compaiono su X, i più virali sono quelli che lo ritraggono mentre urla e festeggia con i concorrenti. Quasi come se fosse un attore di teatro. Memorabile la breve clip che mostra il conduttore napoletano mentre sorseggia la sua tazza di caffè ed esclama: "Ahhh ma come sono contento". stefano de martino bravissimo conduttore, hanno fatto bene ad assegnare a lui affari tuoi — Andrea (@WyseStrangis) September 14, 2024
Tornano le Volta Pagine - il trio formato da Rosa, Anna Laura e Antonella - per mantenere il titolo di campionesse di Reazione a catena, il quiz show di Rai 1 condotto da Pino Insegno. Loro vengono da Reggio Emilia e hanno scelto questo nome perché amano la lettura. A sfidarle ci sono i Cuginissimi, una squadra composta da Thomas, Francesca e Antonella. Sono una famiglia originaria della provincia di Udine e si chiamano così perché sono "cugini, ma in realtà sono quasi come fratellI". Ma dopo otto puntate, le Volta Pagina sono ancora campionesse di Reazione a catena. Le tre emiliani arrivano all'Ultima catena con a disposizione ben 135mila euro. Ma, come i telespettatori sanno bene, questo bottino è destinato a scendere nel corso della puntata. Infatti, all'Ultima parola e dopo aver acquistato il Terzo elemento, il montepremi è calato fino a toccare la cifra di 16875 euro. Per portarsela a casa le Volta Pagina dovevano trovare un termine che facesse da collegamento tra "Mare" e "Voce". Dopo un piccolo consulto con le compagne di squadra, Anna Laura ha provato a indovinarla: "Rotonda". Risposta sbagliata. La soluzione era: "Rotta". Una vera beffa, dato che le tre avevano pensato anche a quella parola... Sui social, però, gli utenti si sono concentrati su un nuovo fenomeno che potrebbe completamente stravolgere il futuro di Reazione a catena. Alcune persone, infatti, hanno chiesto a ChatGPT di indovinare le parole dell'Ultima catena. E il risultato ha lasciato tutti a bocca aperta. Un account scrive su X: "Ragazzi sono sorpreso: chatgpt mi ha preso tutti gli abbinamenti vedete anche ROTTA". #reazioneacatena ragazzi sono sorpreso chatgpt mi ha preso tutti gli abbinamenti vedete anche ROTTA — ventonelvento (@ricordifuturi) September 14, 2024
È la notizia del giorno: la Procura di Palermo, in merito al processo sul caso Open Arms, ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini. Il segretario della Lega, dopo aver appreso la richiesta del pm, ha voluto replicare con un video sui suoi canali social, dove sostiene di aver difeso l'Italia. Come viene richiesto dalla stessa Costituzione. In difesa del vicepremier, sono arrivati i suoi alleati di governo. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di un "precedente pericolosissimo". Antonio Tajani, invece, di "una scelta irragionevole". In fondo, il segretario del Carroccio ha solo mantenuto quanto promesso ai suoi elettori. Ma il partito di Matteo Salvini non era l'unica formazione politica che formava quel governo Conte I. Anche il Movimento CInque Stelle, con i suoi ministri e persino col presidente del Consiglio, aveva le stesse responsabilità della Lega nelle decisioni sulle politiche migratorie. Ma quanto la magistratura sembra averlo dimenticato in fretta. Così come gli stessi grilli, che sono stati i primi a mandare a processo il loro ministro dell'Interno. A 4 di sera si è ovviamente parlato del caso Open Arms. Daniele Capezzone, ospite della trasmissione di Rete 4, ha colto l'occasione per smascherare il gioco sporco del Movimento Cinque Stelle. E per ricordare che anche i grillini facevano parte di quel governo. "Ma che voi abbiate votato quei provvedimenti - ha dichiarato il direttore editoriale di Libero dialogando con un'esponente dei Cinque Stelle -, siete stati al governo, abbiate votato in quel consiglio dei ministri, avete mandato poi a processo il vostro ex alleato e ora fate anche gli spiritosi in tv.... dopo di che è una vergogna quello che è successo oggi. Diciamolo in italiano: vergogna la richiesta di sei anni, vergogna che dei pubblici ministeri - ha poi concluso - facciano delle considerazioni politiche morali: 'Si fa politica sulla pelle dei deboli'". Chiesti 6 anni di carcere per #Salvini nel processo #OpenArms Daniele Capezzone a #4disera Weekend: "È una vergogna quello che è successo oggi" pic.twitter.com/xZO7uRzaW7 — 4 di sera (@4disera) September 14, 2024
(Agenzia Vista) Roma, 14 settembre 2024 La facciata di Palazzo Madama, sede del Senato, illuminata di verde in occasione della XVII Giornata nazionale sulla SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Secondo pareggio consecutivo per la Juventus di Thiago Motta: al Castellani contro l'Empoli finisce 0-0, lo stesso risultato maturato prima della sosta nel match casalingo contro la Roma. Bianconeri momentaneamente in testa alla classifica a quota 8 punti, in attesa di Inter e Torino. Sei punti per i toscani, al terzo pareggio in campionato e fin qui imbattuti: buon inizio da parte degli uomini di D'Aversa (oggi squalificato) che dopo aver vinto all'Olimpico sono riusciti a strappare un punto coi bianconeri. L'Empoli ha confermato la solidità mostrata nelle prime tre partite mettendo in difficoltà una Juventus propositiva nei primi istanti, meno brillante col passare dei minuti soprattutto in fase di costruzione. La prima vera occasione ce l'ha avuta Gyasi, ma il taglio sul secondo palo è stato intercettato dall'ottima lettura da parte di Kalulu. I bianconeri hanno fatto fatica a inventare gioco, merito anche dei padroni di casa in grado di intasare tutti gli spazi: il primo pericolo è arrivato da calcio d'angolo, col cross di Koopmeiners per Gatti, Vasquez però è riuscito a deviare in angolo la conclusione di testa del centrale. I toscani hanno invece impegnato Perin con una bordata di Maleh dalla distanza: il numero 1 bianconero, scelto al posto di Di Gregorio, è riuscito a bloccare la sfera senza ulteriori difficoltà. Nella ripresa gli ospiti hanno premuto immediatamente sull'acceleratore, decisiva la parata dello stesso Vasquez di piede sul diagonale di Vlahovic (da evidenziare anche il salvataggio sul tocco d'esterno di Koopmeiners). Per dare una scossa Thiago Motta, a metà secondo tempo, ha effettuato quattro cambi, ma i toscani hanno contenuto bene una squadra in difficoltà soprattutto negli ultimi sedici metri. Maleh nel finale ha scaricato un mancino velenosissimo uscito per questione di centimetri, mentre Gyasi si è divorato in pieno recupero la palla dell'1-0 grazie alla scivolata di Gatti. Inutili gli assalti finali da parte di Fagioli e compagni. Nel prossimo turno l'Empoli affronterà il Cagliari mentre la Juventus accoglierà il Napoli: prima pero' ci sarà il match di Champions League contro il PSV.
Dopo Giorgia Meloni e Antonio Tajani, Anche Elon Musk è uscito allo scoperto per difendere Matteo Salvini. La Procura di Palermo ha infatti chiesto sei anni di carcere per il segretario della Lega in merito alla vicenda sul caso Open Arms. E il patron di Twitter ha sfruttato il proprio social per esporsi pubblicamente a favore del vicepremier. "Quel pm pazzo dovrebbe andare lui in galera per sei anni", ha commentato sul suo profilo X. Come detto, anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è schierata al fianco del suo alleato di governo. "È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini - ha sottolineato il premier sul suo account X -. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall'immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini." That mad prosecutor should be the one who goes to prison for 6 years — Elon Musk (@elonmusk) September 14, 2024 Giorgia Meloni, però, non è l'unico alleato di governo che si è esposto pubblicamente per esprimere la propria solidarietà al segretario del Carroccio. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha difeso a spada tratta Matteo Salvini. "Ribadisco ciò che ho detto stamane: Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell'Interno per difendere la legalità - ha commentato su X -. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e - ha concluso - per giunta senza alcun fondamento giuridico".
EMPOLI (ITALPRESS) – Secondo pareggio consecutivo per la Juventus di Thiago Motta: al Castellani contro l'Empoli finisce 0-0, lo stesso risultato maturato prima della sosta nel match casalingo contro la Roma. Bianconeri momentaneamente in testa alla classifica a quota 8 punti, in attesa di Inter e Torino. Sei punti per i toscani, al terzo pareggio in campionato e fin qui imbattuti: buon inizio da parte degli uomini di D'Aversa (oggi squalificato) che dopo aver vinto all'Olimpico sono riusciti a strappare un punto coi bianconeri. L'Empoli ha confermato la solidità mostrata nelle prime tre partite mettendo in difficoltà una Juventus propositiva nei primi istanti, meno brillante col passare dei minuti soprattutto in fase di costruzione. La prima vera occasione ce l'ha avuta Gyasi, ma il taglio sul secondo palo è stato intercettato dall'ottima lettura da parte di Kalulu. I bianconeri hanno fatto fatica a inventare gioco, merito anche dei padroni di casa in grado di intasare tutti gli spazi: il primo pericolo è arrivato da calcio d'angolo, col cross di Koopmeiners per Gatti, Vasquez però è riuscito a deviare in angolo la conclusione di testa del centrale. I toscani hanno invece impegnato Perin con una bordata di Maleh dalla distanza: il numero 1 bianconero, scelto al posto di Di Gregorio, è riuscito a bloccare la sfera senza ulteriori difficoltà. Nella ripresa gli ospiti hanno premuto immediatamente sull'acceleratore, decisiva la parata dello stesso Vasquez di piede sul diagonale di Vlahovic (da evidenziare anche il salvataggio sul tocco d'esterno di Koopmeiners). Per dare una scossa Thiago Motta, a metà secondo tempo, ha effettuato quattro cambi, ma i toscani hanno contenuto bene una squadra in difficoltà soprattutto negli ultimi sedici metri. Maleh nel finale ha scaricato un mancino velenosissimo uscito per questione di centimetri, mentre Gyasi si è divorato in pieno recupero la palla dell'1-0 grazie alla scivolata di Gatti. Inutili gli assalti finali da parte di Fagioli e compagni. Nel prossimo turno l'Empoli affronterà il Cagliari mentre la Juventus accoglierà il Napoli: prima però ci sarà il match di Champions League contro il Psv. – Foto Ipa Agency – (ITALPRESS).
Empoli, 14 set. - (Adnkronos) - Empoli e Juventus pareggiano 0-0 in un match valido per la quarta giornata di Serie A, disputato allo stadio 'Castellani' della città toscana. In classifica bianconeri primi con 8 punti, azzurri quinti a quota sei insieme a Verona e Napoli.
La Procura di Palermo ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini per le vicende inerenti il caso Open Arms. Il segretario della Lega, in un video pubblicato sui suoi profili social, ha risposto sostenendo di aver difeso i confini del nostro Paese. Poi, il vicepremier ha raccontato "la vera storia della Open Arms".
Chi, almeno una volta nella vita, ha fatto cadere del cibo a terra avrà pensato di sfruttare la celebre "regola dei cinque secondi", che recita più o meno in questo modo: se raccogli l'alimento entro cinque secondo lo puoi consumare. Altrimenti, sarebbe meglio buttarlo. Ma sarà davvero un metodo scientifico? La risposta la fornisce il dottor Bryan Quoc Le, uno scienziato alimentare che ha spiegato cosa succede nello specifico in quei pochi secondi. "Quando il pasto cade si esponde ai batteri. Il grado di contaminazione aumenta nel tempo, ma non c'è un periodo di tolleranza di cinque secondi prima che i batteri si attacchino al cibo. Anche le superfici apparentemente pulite sono piene di microrganismi che possono variare da poco dannosi a esponenzialmente pericolosi" ha dichiarato il Dottore. Ciò che è importante, quindi, è capire quali fattori influenzano la concentrazione di batteri che finisco nel cibo, una volta caduto per terra. Secondo lo studio del Dottor Bryan Quoc Le, infatti, il primo fattore riguarda proprio il pavimento, poiché "le superfici completamente piatte aumentano le possibilità di contaminazione, mentre quelle strutturate con crepe o fessure permettono di ridurre la quantità di batteri che finiscono sul cibo" ha riportato lo studioso. Il secondo fattore, invece, riguarda la tipologia di cibo. "Se il cibo ha molta acqua o è appiccioso, raccoglierà una concentrazione di batteri più alta rispetto a quella che potrebbe riportare il cibo secco" ha dichiarato il Dottore. Secondo lo studio, l'umidità ha un peso non indifferente sul trasferimento dei batteri sul cibo: un esempio sono le fette di salumi che raccolgono più germi rispetto agli alimenti con minor umidità.
Open Arms, Salvini "Sono colpevole di avere difeso i confini italiani"
ROMA (ITALPRESS) – “Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa o processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L'articolo 52 della Costituzione recita: la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data”. Lo dice il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini in un video su Instagram in merito al processo Open Arms. “Sono a processo e rischio il carcere perchè in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è reato”, sottolinea Salvini, che nel video ricostruisce la vicenda. “Il 29 luglio 2019 una nave spagnola di una ong spagnola, la Open Arms, salpa da Siracusa diretta a Lampedusa. A Lampedusa non arriverà mai – spiega l'allora ministro dell'Interno -. Improvvisamente cancella la destinazione dal diario di bordo e si dirige verso le coste libiche”. “Il primo agosto riesce a intercettare un barcone con clandestini a bordo. Da quel momento comincia a navigare per il Mediterraneo raccogliendo altri clandestini e puntando verso l'Italia. Il 20 agosto arriverà davanti alle coste siciliane con 164 clandestini a bordo. Nei giorni precedenti aveva testardamente rifiutato ogni richiesta di aiuto, di soccorso, di sbarco in porti diversi rispetto a quelli italiani – aggiunge -. Hanno detto di no alla Tunisia, a Malta, persino allo stato di bandiera, cioè la Spagna. Più di 20 giorni di navigazione nel Mediterraneo trattenendo a bordo tutti questi clandestini, quando per raggiungere la Spagna sarebbero bastate 72 ore. Questa nave spagnola ha rifiutato per ben due volte lo sbarco dei clandestini in due porti messi a disposizione dalla Spagna e ha rifiutato addirittura il soccorso id una nave militare inviata dal governo spagnolo”. “Durante la navigazione nel Mediterraneo della Open Arms abbiamo sempre soccorso e fatto sbarcare malati, donne incinte e minori a bordo. Insieme ai colleghi di governo avevo firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Grazie alla mia azione di governo erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel mar Mediterraneo. Nell'anno precedente al mio arrivo gli sbarchi di clandestini erano stati 42.700, durante il mio mandato al ministero dell'Interno gli sbarchi si erano ridotti fino a 8.691 – sottolinea Salvini -. Dopo di me gli sbarchi purtroppo tornarono a salire superando quota 21 mila nello stesso periodo. A questa nave spagnola non è mai stata impedita la possibilità di andare ovunque tranne che in Italia perchè non potevamo più essere il campo profughi di tutta Europa”. – Foto Agenzia Fotogramma – (ITALPRESS).
Milano, 14 set. (Adnkronos) - L'ampia struttura di bassa pressione che ha influenzato il tempo su tutta l'Italia Centro-Settentrionale nelle ultime 48 ore si è spostata verso i Balcani, lasciando esposta la Lombardia a forti venti da nord sulle Alpi e localmente anche sulla pianura. Il bollettino meteo di Arpa regionale indaica, per le prossime ore, ancora venti forti sulle Alpi e nuvolosità variabile, mentre la giornata di domenica 15 sarà contraddistinta ovunque dal sole e da temperature in generale aumento. Da lunedì 16, tuttavia, l'area depressionaria balcanica tornerà a riavvicinarsi, con la probabilità di un aumento della variabilità e, da martedì 17, anche di qualche pioggia. Le temperature si manterranno al di sotto delle medie climatiche di settembre per l'intero periodo.
Dopo che la Procura di Palermo ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini per i fatti riguardanti il caso Open Arms, è arrivata la replica del segretario della Lega. "Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa o processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L'articolo 52 della Costituzione recita: la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data". Lo dice il vicepremier e leader della Lega in un video su Instagram in merito al processo Open Arms. "Il 29 luglio 2019 - incomincia così il racconto del segretario del Carroccio - una nave spagnola di una ong spagnola, la Open Arms, salpa da Siracusa diretta a Lampedusa. A Lampedusa non arriverà mai. Improvvisamente cancella la destinazione dal diario di bordo e - aggiunge - si dirige verso le coste libiche". "Il primo agosto riesce a intercettare un barcone con clandestini a bordo - ricorda Matteo Salvini -. Da quel momento comincia a navigare per il Mediterraneo raccogliendo altri clandestini e puntando verso l'Italia. Il 20 agosto arriverà davanti alle coste siciliane con 164 clandestini a bordo. Nei giorni precedenti aveva testardamente rifiutato ogni richiesta di aiuto, di soccorso, di sbarco in porti diversi rispetto a quelli italiani - aggiunge -. Hanno detto di no alla Tunisia, a Malta, persino allo stato di bandiera, cioè la Spagna. Più di 20 giorni di navigazione nel Mediterraneo trattenendo a bordo tutti questi clandestini, quando per raggiungere la Spagna sarebbero bastate 72 ore. Questa nave spagnola ha rifiutato per ben due volte lo sbarco dei clandestini in due porti messi a disposizione dalla Spagna e ha rifiutato - prosegue - addirittura il soccorso di una nave militare inviata dal governo spagnolo". E ancora: "Durante la navigazione nel Mediterraneo della Open Arms abbiamo sempre soccorso e fatto sbarcare malati, donne incinte e minori a bordo. Insieme ai colleghi di governo avevo firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane - evidenzia il vicepremier -. Grazie alla mia azione di governo erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel mar Mediterraneo. Nell'anno precedente al mio arrivo gli sbarchi di clandestini erano stati 42.700, durante il mio mandato al ministero dell'Interno gli sbarchi si erano ridotti fino a 8.691 - sottolinea l'ex ministro dell'Interno -. Dopo di me gli sbarchi purtroppo tornarono a salire superando quota 21 mila nello stesso periodo. A questa nave spagnola non è mai stata impedita la possibilità di andare ovunque tranne che in Italia perché - conclude - non potevamo più essere il campo profughi di tutta Europa". Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Matteo Salvini (@matteosalviniofficial)
(Agenzia Vista) Roma, 14 settembre 2024 "Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l'Italia e gli italiani? Follia". Lo scrive su Instagram il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e leader della Lega, Matteo Salvini, in merito alla vicenda Open Arms. "Difendere l'Italia non è un reato e io non mollo, nè ora nè mai", conclude Salvini. Fb Salvini Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
(Agenzia Vista) Roma, 14 settembre 2024 Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l'Italia e gli italiani? Follia". Lo scrive su Instagram il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e leader della Lega, Matteo Salvini, in merito alla vicenda Open Arms. "Difendere l'Italia non è un reato e io non mollo, nè ora nè mai", conclude Salvini. Fb Salvini Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Roma, 14 set. (Adnkronos) - In occasione della WellWeek, al Salone Margherita di Napoli il prossimo 19 settembre, si terrà il Green Economy Award, un'iniziativa dell'Associazione For Human Community volta a riconoscere e premiare le realtà italiane di eccellenza nel Benessere e Sostenibilità, con l'intento di mettere in luce e valorizzare le realtà di eccellenza che si distinguono nell'integrare la sostenibilità e il benessere nella loro strategia e pratica quotidiana. Dopo una selezione accurata, la Giuria ha definito la top 5 delle aziende finaliste per ciascuna categoria, pronte a sfidarsi per il riconoscimento di eccellenza nelle pratiche sostenibili. Quest'anno, l'alta qualità dei progetti presentati ha superato ogni aspettativa, evidenziando un panorama aziendale italiano sempre più attento e innovativo. Duecento aziende in gara hanno messo in campo il meglio delle loro strategie ambientali, sociali ed economiche, rendendo la selezione estremamente competitiva. La Giuria, presieduta da Gian Luca Spitella, Direttore Comunicazione di Arera - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha dovuto affrontare decisioni difficili per identificare le aziende che incarnano la visione di una crescita responsabile e sostenibile. Tra i membri della giuria, professionisti e leader di spicco nei settori della comunicazione, della sostenibilità e dell'innovazione: Angela Creta, Michele Cutillo, Flaminia Fazi, Maurizio Masciopinto, Erica Nagel, Alessandro Papini, Adriano Solidoro, Guido Stratta. Obiettivo della Giuria: premiare le imprese che non solo hanno saputo implementare pratiche sostenibili in maniera innovativa, ma che sono anche riuscite a integrarle profondamente nella loro cultura aziendale, influenzando il benessere sociale, economico e ambientale. Ogni categoria premia le eccellenze divise tra piccole, medie e grandi aziende. Le categorie in concorso comprendono: Sostenibilità Sociale: per le aziende che hanno creato valore per la comunità e per i loro dipendenti; Sostenibilità Ambientale: per chi ha saputo innovare nel rispetto dell'ambiente; Sostenibilità Economica: per chi ha coniugato crescita e responsabilità. Ecco le imprese selezionate, a cominciare dalle grandi. Per la categoria Sostenibilità Ambientale: Capgemini, Engineering Group, L'oreal Italia S.p.A., Molteni&C, Poste Italiane. Per la categoria Sostenibilità Sociale: Banco BPM, IED Istituto Europeo di Design, OverIT, Siram Veolia, Vodafone; per la Sostenibilità Economica: a2a, Arsenalia, Eli Lilly Italia, Gruppo Serenissima Ristorazione, Thales Alenia Space. Medie imprese. Per la Sostenibilità Ambientale: Flowe, Fondazione Musica per Roma, Odosgroup, Petrone Group, Triumph Group International; per la Sostenibilità Sociale: Accor, Farco Group, Hotel Management, Save The Duck, TTS Cleaning; per la Sostenibilità Economica: Braga Group, Infineum, Logotel. Piccole imprese: per la Sostenibilità Ambientale: CAM srl, Piazza Copernico srl, Renewaball B.V., Società Agricola Valle Segà, SUN RAIN; per la Sostenibilità Sociale: Officine Sostenibili società benefit, Ilca Italia A.S.D., Il Prisma Milano S.R.L., GATJC Fertility Center, Ager Oliva - Adotta un olivo; per la Sostenibilità Economica: Arcadia SGR, Be-boost, Pleiadi International, Viaggi Dell'Elefante. La cerimonia di premiazione ufficiale si terrà il 19 settembre 2024 dalle ore 18:00 al Salone Margherita di Napoli, un appuntamento imperdibile all'interno della WellWeek, una settimana interamente dedicata all'innovazione e alla sostenibilità. Un evento che celebrerà non solo le aziende finaliste, ma anche l'importanza della sinergia tra cultura, impresa e responsabilità sociale. Sarà presente l'assessore allo Sport e alle Pari Opportunità, Emanuela Ferrante, delegata dal sindaco in sua vece. La serata, condotta dalla giornalista Maria Soave di Rai - Radiotelevisione Italiana, sarà arricchita da una performance musicale del coro polifonico UnSolCanto, diretto dal maestro Giuseppe Galiano, dalla presenza dell'attrice Rosalia Porcaro, e dalla performance di tango a cura del Maestro Pasquale Barbaro e della sua partner Maria Grazia Pirri, a sottolineare come arte e sostenibilità possano viaggiare insieme.
Roma, 14 set. (Adnkronos) - In occasione della WellWeek, al Salone Margherita di Napoli il prossimo 19 settembre, si terrà il Green Economy Award, un'iniziativa dell'Associazione For Human Community volta a riconoscere e premiare le realtà italiane di eccellenza nel Benessere e Sostenibilità, con l'intento di mettere in luce e valorizzare le realtà di eccellenza che si distinguono nell'integrare la sostenibilità e il benessere nella loro strategia e pratica quotidiana. Dopo una selezione accurata, la Giuria ha definito la top 5 delle aziende finaliste per ciascuna categoria, pronte a sfidarsi per il riconoscimento di eccellenza nelle pratiche sostenibili. Quest'anno, l'alta qualità dei progetti presentati ha superato ogni aspettativa, evidenziando un panorama aziendale italiano sempre più attento e innovativo. Duecento aziende in gara hanno messo in campo il meglio delle loro strategie ambientali, sociali ed economiche, rendendo la selezione estremamente competitiva. La Giuria, presieduta da Gian Luca Spitella, Direttore Comunicazione di Arera - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha dovuto affrontare decisioni difficili per identificare le aziende che incarnano la visione di una crescita responsabile e sostenibile. Tra i membri della giuria, professionisti e leader di spicco nei settori della comunicazione, della sostenibilità e dell'innovazione: Angela Creta, Michele Cutillo, Flaminia Fazi, Maurizio Masciopinto, Erica Nagel, Alessandro Papini, Adriano Solidoro, Guido Stratta. Obiettivo della Giuria: premiare le imprese che non solo hanno saputo implementare pratiche sostenibili in maniera innovativa, ma che sono anche riuscite a integrarle profondamente nella loro cultura aziendale, influenzando il benessere sociale, economico e ambientale. Ogni categoria premia le eccellenze divise tra piccole, medie e grandi aziende. Le categorie in concorso comprendono: Sostenibilità Sociale: per le aziende che hanno creato valore per la comunità e per i loro dipendenti; Sostenibilità Ambientale: per chi ha saputo innovare nel rispetto dell'ambiente; Sostenibilità Economica: per chi ha coniugato crescita e responsabilità. Ecco le imprese selezionate, a cominciare dalle grandi. Per la categoria Sostenibilità Ambientale: Capgemini, Engineering Group, L'oreal Italia S.p.A., Molteni&C, Poste Italiane. Per la categoria Sostenibilità Sociale: Banco BPM, IED Istituto Europeo di Design, OverIT, Siram Veolia, Vodafone; per la Sostenibilità Economica: a2a, Arsenalia, Eli Lilly Italia, Gruppo Serenissima Ristorazione, Thales Alenia Space. Medie imprese. Per la Sostenibilità Ambientale: Flowe, Fondazione Musica per Roma, Odosgroup, Petrone Group, Triumph Group International; per la Sostenibilità Sociale: Accor, Farco Group, Hotel Management, Save The Duck, TTS Cleaning; per la Sostenibilità Economica: Braga Group, Infineum, Logotel. Piccole imprese: per la Sostenibilità Ambientale: CAM srl, Piazza Copernico srl, Renewaball B.V., Società Agricola Valle Segà, SUN RAIN; per la Sostenibilità Sociale: Officine Sostenibili società benefit, Ilca Italia A.S.D., Il Prisma Milano S.R.L., GATJC Fertility Center, Ager Oliva - Adotta un olivo; per la Sostenibilità Economica: Arcadia SGR, Be-boost, Pleiadi International, Viaggi Dell'Elefante. La cerimonia di premiazione ufficiale si terrà il 19 settembre 2024 dalle ore 18:00 al Salone Margherita di Napoli, un appuntamento imperdibile all'interno della WellWeek, una settimana interamente dedicata all'innovazione e alla sostenibilità. Un evento che celebrerà non solo le aziende finaliste, ma anche l'importanza della sinergia tra cultura, impresa e responsabilità sociale. Sarà presente l'assessore allo Sport e alle Pari Opportunità, Emanuela Ferrante, delegata dal sindaco in sua vece. La serata, condotta dalla giornalista Maria Soave di Rai - Radiotelevisione Italiana, sarà arricchita da una performance musicale del coro polifonico UnSolCanto, diretto dal maestro Giuseppe Galiano, dalla presenza dell'attrice Rosalia Porcaro, e dalla performance di tango a cura del Maestro Pasquale Barbaro e della sua partner Maria Grazia Pirri, a sottolineare come arte e sostenibilità possano viaggiare insieme.
Roma, 14 set. (askanews) - Si è tenuta a Roma, presso l'hotel Donna Camilla Savelli, la conferenza stampa di presentazione della campagna "Saving Time" di Lilly con il patrocinio di Fondazione GIMEMA - Franco Mandelli Onlus, AIL - Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mielomi e Lampada di Aladino ETS. L'iniziativa, lanciata nel mese dedicato alla sensibilizzazione sui tumori del sangue che, ad oggi, rappresentano circa il 10% di tutti i tumori e, con 30mila nuove diagnosi ogni anno, sono al quinto posto in ordine di frequenza fra tutte le neoplasie. "I tumori del sangue sono una categoria ampia di neoplasie con diverse, prognosi e frequenza e che, laddove non siano ancora state trovate soluzioni curative, tendono a recidivare. È in questi ambiti che la ricerca e la messa a disposizioni di farmaci innovativi possono fare la differenza. L'innovazione ha reso infatti disponibili soluzioni terapeutiche sempre più efficaci, in grado di ridurre gli effetti collaterali e mantenere sotto controllo la malattia, garantendo al paziente una migliore qualità di vita- commenta Maurizio Martelli Professore ordinario di ematologia presso Il Dipartimento di Medicina traslazionale e di Precisone Università Sapienza di Roma - Nonostante persistano ancora dei bisogni terapeutici da colmare, su cui attendiamo fiduciosi l'arrivo di nuove terapie, oggi una diagnosi di un tumore del sangue non rappresenta più una condanna, un traguardo fino a qualche tempo fa impensabile." Nell'ambito della campagna "Saving Time", nata per ricordare i progressi della ricerca scientifica nel fornire nuove speranze ai pazienti e dare voce ai bisogni di cura ancora oggi insoddisfatti, verranno promossi tre concerti all'alba aperti al pubblico, in 3 città d'Italia: a Roma il 14 settembre in collaborazione con il Conservatorio S. Cecilia, a Napoli il 21 settembre con la partecipazione del Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella ed a Milano il 28 settembre con i musicisti dell'Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi". Giuseppe Toro, Presidente di AIL, ha spiegato come la ricerca e l'innovazione possono contribuire anche sull'aspetto psicologico e sulla socialità dei pazienti: "È importante che le cure rispettino anche la qualità di vita dei pazienti, è un compito molto importante per le nostre istituzioni. In particolare, in queste patologie in cui la degenza può durare mesi o anni, è fondamentale allestire dei servizi adeguati che consentano a tutti di accedere alle terapie. L'obiettivo fondamentale è rimettere il paziente e la persona al centro del sistema. Tutto deve convergere per garantire una qualità di vita elevata che consenta alle persone con neoplasia del sangue di affrontare al meglio le terapie". Paolo Ghia, Professore di Oncologia Medica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha dichiarato: "Grazie alle nuove terapie biologiche e orali, che gradualmente stanno sostituendo la chemioterapia, l'aspettativa di vita delle persone con tumore del sangue è più lunga rispetto al passato. Oltre a questo, la qualità di vita dei pazienti sta migliorando. I risultati della ricerca stanno rendendo tutto più semplice, riducendo i trattamenti di chemioterapia, si registrano meno accessi agli ospedali, meno ricoveri ed anche l'impegno richiesto da familiari e caregiver è meno gravoso". L'iniziativa #SavingTime, quindi, porterà la musica classica fuori dai confini consueti, in luoghi all'aperto, rendendola metafora della ricerca scientifica: così come la musica classica tradizionalmente confinata in teatri e sale da concerto, viene portata all'esterno annunciando nelle piazze italiane la nascita di un nuovo giorno, la ricerca scientifica, risultato dell'armonica collaborazione tra più professionisti, acquisisce valore quando esce dai laboratori ed entra nella vita quotidiana delle persone.
Dopo che la Procura di Palermo ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini per i fatti riguardanti il processo Open Arms, da sinistra è partita la gara a chi sciacalla di più contro il segretario della Lega. Anche se quella arrivata dall'aula bunker siciliana non è una condanna - ma solo una richiesta - sembra che dalle parti del campo largo si festeggi come se il vicepremier fosse stato condannato alla forca. Dimenticandosi che nel nostro Paese si è innocenti fino a prova contraria. Il primo in ordine cronologico è Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana. "Non è vero che il processo a Salvini è un processo all'Italia - ha scritto su Facebook il parlamentare comunista -. E non è vero che si tratta di un processo politico. Salvini tenne in ostaggio 147 persone su una nave per giorni, in violazione di tutte le convenzioni internazionali, pur di non farle scendere su suolo italiano. Utilizzò 147 vite, con uno spietato calcolo cinico - ha proseguito il leader di Sinistra italiana - per provare a forzare i Paesi europei sul salvataggio in mare e sull'accoglienza. Io ricordo bene quel periodo. Sono stato sulle navi delle Organizzazioni non governative, nel Mediterraneo, per vedere con i miei occhi l'assenza dello Stato, mentre le mani in mare chiedono aiuto dopo un naufragio. Ricordo l'odio che si abbatteva su chiunque provasse a scalfire la narrazione tossica e cattivista di Salvini e dei suoi. Eravamo i 'buonisti'. Come se essere buoni e solidali - ha poi concluso - costituisse reato". Poteva mancare il commento di Laura Boldrini sulla richiesta della Procura di Palermo? Certamente no. "Anche un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini. La durissima requisitoria del Pm di Palermo, che ha chiesto una condanna a 6 anni, ci ricorda che il rispetto dei diritti umani viene prima della presunta difesa dei confini e che le vite in mare si salvano sempre, anche durante una guerra". Lo ha dichiarato Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. "Salvini, tentando di chiudere i porti, ha cercato per anni di ricattare l'Ue - aggiunge -. Per non parlare delle ripercussioni che questo ha avuto, incluse quelle sui corpi dello Stato. Ha fatto di tutto per disumanizzare i migranti, rendendoli capro espiatorio di qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone. Su questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere. Ma anche un ministro deve rispondere alla legge, alla Costituzione e - ha concluso - al diritto internazionale". Dulcis in fundo, il sempre Vrede Angelo Bonelli. Questa volta non ha avuto occasione di presentare il suo solito esposto in Procura. Ma può comunque dirsi contento della richiesta del pm di Palermo. "Non si difendono i confini nazionali tenendo prigioniere in mare aperto 147 persone, tra cui donne e bambini, violando tutte le convenzioni internazionali, a partire da quelle del mare e dei diritti umani - ha dichiarato in una nota Bonelli -. Vedremo cosa deciderà il tribunale riguardo alla richiesta di condanna a 6 anni per Salvini avanzata dalla procura, ma una cosa è certa: quando era ministro, Salvini utilizzò il dramma umano delle persone migranti, che purtroppo morivano a migliaia nel Mar Mediterraneo, per mero calcolo elettorale. Oggi, Salvini eviti di fare la vittima, perché i ministri della Repubblica devono essere irreprensibili nel rispettare le leggi nazionali e le norme internazionali. Quello che è accaduto con la Open Arms, a prescindere da quella che sarà la decisione del tribunale, ha rappresentato una pagina vergognosa per il nostro Paese. Non si fanno calcoli elettorali sul dramma e - ha poi concluso - la disperazione di naufraghi che cercano di salvarsi".