Il docente della Luiss di Roma Lorenzo Castellani: «Oggi ha successo chi non cede al politically correct e non vuole indottrinare o “civilizzare”. Alla gente comune piace il linguaggio semplice e diretto, nello spettacolo come in politica». È il solito eterno scontro tra intellettuali di sinistra e quella che viene qualificata dai radical chic come la destra ignorante e cafona. Per questo quando qualcosa di vagamente creativo, non direttamente attribuibile ai tradizionali dogmi della sinistra, ha successo, scatta l’allarme. Senza considerare che ci possano essere semplicemente forme di espressione culturali che, pur non appartenendo all’alta cultura di sinistra, funzionano e hanno successo nel grande pubblico semplicemente perché usano termini semplici e diretti. Uno di questi è di sicuro Checco Zalone che con il suo Buen Camino, in due giorni ha incassato oltre 13,5 milioni di euro e ha portato al cinema quasi 2 milioni di italiani. E che dire di Fabrizio Corona. Le due puntate di Falsissimo su Alfonso Signorini hanno raggiunto 7,2 milioni di visualizzazioni in poco più di due giorni. Per non parlare della Zanzara di Radio24, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, uno dei programmi radiofonici e podcast più ascoltati in Italia. Continua a leggere
Il presidente del Senato elogia la fiamma tricolore. Dem & C.: «Non fa i conti col passato». La palma della polemica più inutile delle feste di Natale 2025 va, indovinate un po’, al Pd. I dem, per perpetuare la tradizione di partito interessato alla fuffa e disinteressato ai problemi reali degli italiani, si sono avventurati in una serie di accuse al presidente del Senato, Ignazio La Russa, colpevole, pensate, di aver dedicato un video sui social all’anniversario della fondazione del Movimento sociale italiano, partito dal quale discende in linea diretta Fratelli d’Italia. Continua a leggere
Nuova istanza dei Trevallion contro la sospensione della responsabilità genitoriale e il brutale allontanamento dei tre pargoli. Catherine preoccupata per la loro salute: «Nella casa famiglia non dormono e sono sempre in ansia». Salvini: «Metodo sovietico». Dopo quanto concesso a Natale, con papà Nathan che ha potuto passare non più di due ore con la moglie Catherine e i tre bimbi, dalle 10.30 alle 12.30 senza nemmeno poter mangiare insieme, la famiglia nel bosco ha deciso di presentare una nuova istanza contro l’ordinanza con cui il tribunale per i minorenni dell’Aquila ha sospeso la responsabilità genitoriale sui tre figli. Due gemelli di 6 anni e una di bambina di 8. Continua a leggere
Il sottosegretario leghista a tutto campo: «Sto correndo per le Olimpiadi, mi sono rotto già tre costole. Il partito? Ha un solo leader: Matteo. Fortunatamente a Kiev non c’è una Flotilla per rovinare gli accordi». Alessandro Morelli, non è passata inosservata ad alcuni fotografi una sua smorfia di dolore mentre partecipava ai lavori della legge di bilancio fra i banchi della Lega. Pure a lei questa legge non piace? «Assolutamente no. La smorfia di dolore è legata al fatto che alle Olimpiadi Invernali di febbraio io sto dando letteralmente anima e corpo». Continua a leggere
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La Carta Onu voleva bandire i conflitti. Invece, ha solo fatto sì che non venissero più apertamente dichiarati. Rendendo anche più difficile trovare vie d’uscita diplomatiche. C’erano una volta le dichiarazioni di guerra. Frutto di meticolosa preparazione nelle cancellerie diplomatiche, illustravano con dovizia di argomentazioni il perché della ritenuta necessità della guerra contro il Paese cui la dichiarazione era diretta. E c’erano i trattati di pace, che mettevano formalmente fine alle guerre, il più delle volte con reciproche concessioni, ovviamente più pesanti da parte di chi, complessivamente, era risultato soccombente nel confronto di forze sui campi di battaglia. Le guerre non erano dirette alla reciproca distruzione dei belligeranti ma solo a risolvere, con una sorta di «giudizio di Dio», le controversie che non si erano potute appianare per via diplomatica. Continua a leggere
D’accordo, le feste non sono ancora terminate, ma di sicuro un po’ di avanzi li avete già accumulati e, soprattutto pensando al cenone di San Silvestro, potete dare prova – stupendo gli ospiti – di una insospettata abilità di pasticceria semplicemente dedicandovi a uno dei dolci più tradizionali d’Italia che in questo caso trattiamo alla fiorentina, cioè a forma di zuccotto, con anche una finalità anti-spreco. Continua a leggere
I raid di Trump verso l’Isis riguardano un’area sensibile nella quale gli Stati Uniti stanno intervenendo sempre più spesso per sfidare i cinesi. Strategia che si incastra alla perfezione con i programmi del governo italiano per il Continente nero. Molti hanno commentato l’intervento militare di Washington contro formazioni islamiste affiliate all’Isis-Africa nel Nordest della Nigeria come evento generato da motivi di politica interna americana – recuperare il consenso della componente dei repubblicani cristiani, scossa dallo scandalo Epstein, da parte di Donald Trump – e come più simbolico che concreto. Che la scelta di bombardare a Natale uccisori di cristiani abbia avuto un motivo di «gestione simbolica» è probabile. Ma che sia l’unico o il principale motivo dell’azione militare non lo è. La strategia statunitense ha un obiettivo molto più ampio: contrastare l’influenza della Cina sul Sud globale, in particolare Africa e Sudamerica. Continua a leggere
I terroristi africani hanno un alleato in più: la corruzione che indebolisce gli Stati. La Nigeria prova a rafforzare il proprio dispositivo militare contro il jihadismo armato e si rivolge agli Stati Uniti per colmare un deficit operativo che da anni compromette la sicurezza del Nord del Paese. Il presidente Bola Tinubu ha confermato l’ordine di quattro elicotteri d’attacco di fabbricazione americana, chiarendo però che le consegne richiederanno tempo. Proprio per ridurre questo vuoto temporale, Abuja ha avviato canali paralleli anche con la Turchia (molto attiva nell’area), nel tentativo di accelerare l’accesso a capacità aeree considerate cruciali nella lotta ai gruppi jihadisti. La mossa arriva mentre cresce la pressione internazionale. Continua a leggere
Mohammad Hannoun rifiutava l’accostamento con i terroristi: «Mai lanciato bombe, sono una persona perbene». Negli atti, tuttavia, gli inquirenti hanno documentato un’altra storia: legami solidi con i capi di Hamas ed entusiasmo per gli attentati. A proposito delle decennali contestazioni di contiguità con il terrorismo di Hamas, con La Verità, due anni fa, l’architetto giordano Mohammad Hannoun si era infastidito: «Tutte le accuse che provengono da Israele non mi fanno né caldo, né freddo perché si tratta di un criminale che accusa una persona civile come me di terrorismo. Io non ho mai lanciato un missile o una bomba, vivo da persona perbene. Il mio compito è smascherare la faccia criminale dell’entità sionista e questo lo farò per sempre». L’ordinanza di custodia cautelare in carcere che lo ha raggiunto ieri racconta, però, tutta un’altra storia. Dietro al professionista (in)sospettabile si nascondeva un militante che conosceva da dentro il mondo di Hamas e lo finanziava a colpi di milioni di euro. Continua a leggere
Ben 7 milioni di euro raccolti nel nostro Paese e consegnati ai tagliagole a opera dell’architetto coccolato da Laura Boldrini, Nicola Fratoianni, Alessandro Di Battista, Francesca Albanese & C. Che ora tacciono imbarazzati. Ma i segnali erano moltissimi: sono loro che non li hanno voluti vedere. Chissà che fine hanno fatto gli amici di Mohammad Hannoun, quelli che amavano partecipare alle sue manifestazioni e scattarsi selfie al suo fianco. Ieri, dopo l’arresto del presidente dell’associazione dei palestinesi in Italia, ho trascorso ore passando in rassegna le agenzie di stampa alla ricerca di una dichiarazione in favore di colui che, secondo gli inquirenti, era a capo di un’organizzazione che finanziava i terroristi di Hamas. Con la scusa di raccogliere fondi per la popolazione di Gaza, Hannoun e i suoi complici (in totale a finire in manette sono state nove persone) avrebbero dirottato nelle casse del partito armato più di 7 milioni di euro. Continua a leggere
Anche se il suo nome era presente nelle liste nere del mondo intero, l’architetto giordano veniva coccolato da Pd, M5s e Avs, che lo hanno portato alla Camera. Giorgia Meloni: «Soddisfazione per un’operazione complessa». La rete di Mohammad Hannoun in Italia era vasta e radicata ma non negli ambienti dell’estremismo islamico come si potrebbe immaginare, ma all’interno della politica e delle istituzioni del nostro Paese. A sinistra in molti addirittura vantavano l’amicizia con l’architetto giordano accusato dai servizi israeliani e adesso anche dall’Italia, di raccogliere fondi per finanziare Hamas. Non un fulmine a ciel sereno perché l’uomo è stato al centro di altre indagini per le attività di raccolta fondi destinate alle famiglie dei kamikaze palestinesi. Continua a leggere
Il 71% dei fondi usato per scopi non umanitari. Dalle intercettazioni emerge un piano chiaro: «Noi ci sacrifichiamo con i soldi, loro col sangue». Ieri sequestrato 1 milione in contanti in case e sedi delle associazioni islamiste. Sette milioni di euro. È questa la cifra che, camuffata da beneficenza per il popolo palestinese, sarebbe partita dall’Italia per Hamas, l’organizzazione terroristica responsabile della strage del 7 ottobre. Un flusso di denaro che, per gli investigatori della Digos di Genova, del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e del Nucleo speciale di polizia valutaria (coordinati dalla Procura di Genova e dalla Direzione nazionale Antimafia), avrebbe alimentato direttamente un sistema criminale con finalità di terrorismo internazionale. Tramite tre sigle: l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, fondata a Genova nel 1994 (dal 2007 avrebbe movimentato 800.000 euro solo per il suo funzionamento); l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese-Organizzazione di volontariato, costituita nel 2003; e la più recente «Associazione benefica La Cupola d’Oro», aperta a Milano, in via Venini, nel dicembre 2023 con l’obiettivo di sostituire le associazioni genovesi, ormai troppo attenzionate. Continua a leggere
Società civile ed esponenti politici si muovono per Mario Roggero. I familiari dei ladri uccisi vogliono tre milioni di risarcimento. Ha reagito all’assalto di una banda di rapinatori e si è beccato una condanna a 14 anni di carcere per duplice omicidio. Ha già versato 300.000 euro ai parenti dei suoi assalitori che adesso, non soddisfatti, pretendono oltre tre milioni di risarcimento. Ha affrontato le spese legali di due processi - con perizie, consulenze e visite mediche - e presto dovrà ricorrere in Cassazione per far valere, in tribunale, il suo diritto a difendersi nella vita reale da una rapina. Continua a leggere
L’Anticorruzione irrompe nel Parlamento: sospetti su quattro deputati del partito del presidente. Che sente gli europei e batte cassa: «800 miliardi per la ricostruzione». Non era nemmeno atterrato in Canada, dove ha fatto scalo per parlare col premier, Mark Carney, prima dell’incontro di oggi con Donald Trump, a Mar-a-Lago. Volodymyr Zelensky, a poche ore da decollo dalla Polonia, ieri è stato raggiunto dalla notizia di un’ennesima indagine della Nabu, l’Ufficio nazionale anticorruzione, e della Procura speciale Sapo, su un presunto giro di mazzette che coinvolgerebbe quattro parlamentari del suo partito. Si tratta, secondo Ukrainska Pravda, di Yevhen Pyvovarov, Ihor Nehulevskyi, Olha Savchenko e Yuriy Kisel, esponenti di Servitore del popolo. Continua a leggere
Vengono riparametrate le sanzioni e allargato il potere preventivo di controllo. Centrodestra compatto, Pd e M5s gridano al golpe. Grideranno al colpo di Stato contabile, ma hanno la voce fioca. Perché, com’è già successo con la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, sindaci e assessori del Pd e dei 5s non vedevano l’ora di scrollarsi di dosso il fantasma dei giudici contabili. È passata al Senato in via definitiva con 93 sì, 51 contrari e cinque astenuti - Italia viva - la cosiddetta riforma della Corte dei Conti - primo firmatario il ministro per gli affari europei e il Pnrr Tommaso Foti - che non intacca le prerogative dei giudici contabili, anzi le rafforza in tema di parere preventivo sulle spese pubbliche, ma manda in pensione la presunzione di colpevolezza di amministratori e funzionari pubblici. Continua a leggere
La «Faz» mostra gli effetti della rottamazione dei navigator. Il «Financial Times» premia l’Italia: conti ok, non è più periferia. E alla fine succede anche questo: l’Italia scopre di piacere ai mercati e di attrarre l’attenzione dei giornali stranieri non per l’ennesima crisi del debito, ma per una scelta politica che rompe un tabù. Mentre lo spread si assottiglia come una fettina di prosciutto tagliata sottile - ai minimi da 16 anni rispetto alla Germania - da Londra e da Francoforte arriva una narrazione che, detta così, sembra quasi rivoluzionaria: Roma non è più la periferia indisciplinata dell’Eurozona, ma parte di quella «fusione» con i Paesi considerati fino a ieri il caveau della sicurezza finanziaria, come Francia, Belgio e Austria. Continua a leggere
Il riconoscimento della nostra cucina Patrimonio dell’umanità ha scatenato i detrattori: c’è il giornalista inglese che la bolla come «bugia» o l’accademico tricolore che sentenzia che il grana sia nato in America. Ci piace immaginare che lassù, nell’Eden dei sapienti, un profeta e un custode delle tradizioni culinarie e gastronomiche italiane, Pellegrino Artusi e Orio Vergani, seduti a una tavola apparecchiata con tovaglie di Fiandra (in quel paradiso, a differenza di certi ristoranti italiani stellati e no, le tovaglie si usano ancora), abbiano festeggiato il riconoscimento dell’Unesco alla cucina italiana elevata a Patrimonio immateriale dell’umanità. Un Patrimonio che entrambi hanno salvaguardato portando alla sua costruzione immateriali, ma solidi mattoni del sapere, della cultura e dell’amore per il cibo. Ci piace anche immaginare che allo stesso tavolo, a festeggiare, si siano seduti anche due santi: San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi e della cucina italiana, e San Pasquale Baylon, protettore dei pasticcieri che lo considerano l’inventore dello zabaione. Sicuramente i due santi con l’aureola fatta con un’invitante crosticina dorata il primo, con la panna montata il secondo, una spintarella nel momento della decisione a New Delhi, lo scorso 10 dicembre, l’hanno data. Continua a leggere
L’ad di Yamamay Gianluigi Cimmino: «L’artista ha un fisico prorompente che rispecchia le nostre consumatrici. Per vendere la pubblicità non basta: bisogna essere impeccabili su prodotto, prezzo e assortimento. I testimonial della svolta? Jennifer Lopez e Cristiano Ronaldo». Musica, sport e icone contemporanee: Yamamay continua a parlare alle nuove generazioni attraverso volti riconoscibili e linguaggi autentici. Con Rose Villain come nuova testimonial, il brand rafforza il proprio posizionamento e conferma una strategia che unisce identità, innovazione e coerenza. Ne abbiamo parlato con Gianluigi Cimmino, ad di Yamamay, che ci ha raccontato scelte, visione e prospettive future del marchio. Continua a leggere
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Visto negato all’ex commissario Ue del Digital services act. Bruxelles: «Reagiremo». La notizia della revoca del visto d’ingresso negli Usa a Thierry Breton, ex commissario dell’Unione europea, con l’accusa (motivata da Marco Rubio) di frode e «minaccia agli interessi americani» è atterrata sulle scrivanie dei super burocrati Ue alla vigilia di Natale, scatenando vibranti proteste. Continua a leggere
Le imprese che vendono negli States hanno visto calare i margini di appena lo 0,3%. Preoccupa di più l’aumento di import cinese. Gli economisti avevano pronosticato sfaceli, crisi del sistema produttivo, crollo del Pil, ma a nove mesi (il 2 aprile scorso il primo annuncio di tariffe del 10% su tutte le importazioni mondiali) dall’ondata di dazi imposti dal presidente americano Donald Trump il cataclisma non c’è stato. Semmai, il maggior impatto si è avuto in modo indiretto dalle imposte doganali applicate alla Cina che, vedendosi sbarrato il mercato degli Stati Uniti, ha riversato un’ondata di merci sull’Europa. Continua a leggere
Altro record a 77 dollari l’oncia: +160% da inizio anno. Dietro la corsa agli acquisti in risposta al calo dei tassi Usa e al rally dei debiti globali, c’è pure la forte domanda per batterie, chip e pannelli. Resta il deficit di offerta. E alla fine anche l’argento ha deciso di smettere i panni del comprimario. Altro che cugino povero dell’oro, altro che metallo per il servizio di posate della nonna: oggi l’argento corre, sgomita e si prende la scena. A 77 dollari l’oncia, con un balzo del 160% da inizio anno, brilla come non mai e manda un messaggio chiaro ai mercati: non sono solo un bene rifugio, sono il metallo del futuro. Parola di Oxford Economics, che non è esattamente l’ultimo blog complottista sul Web, ma una delle bussole più ascoltate dalla finanza globale essendo un’articolazione della famosa università britannica. Continua a leggere
Mistero sulle parole udibili in un video di «Vatican News» prima dell’udienza del Papa. Quello che hai udito non è, non è Francesco. Ma gli assomiglia. Con la parafrasi di un testo «sacro» di Mogol per Lucio Battisti si può raccontare un incidente in mondovisione occorso a Vatican News, il sito che da Oltretevere dirama faccende e notizie di fede e di Curia. Il 22 dicembre col vertice del cattolicesimo raccolto nell’Aula della Benedizione in attesa degli auguri di Leone XIV, si è sentito un sussurrato «I culattoni, tutti insieme!». Ecco: quello che hai udito, caro fedele dalle Americhe alla Cina passando per Trastevere, non è Francesco anche se Francesco ha detto di più. È tornato in mente il discorso che il Papa tenne nel maggio del 2024 ai vescovi italiani. Continua a leggere
Malgrado la famiglia sia contraria, la curatrice dei Trevallion e il Tribunale dei minori spingono per iscrivere i piccoli all’istituto di Palmoli, chiedendo pure l’intervento del sindaco. A papà Nathan negato persino il pranzo di Natale insieme a moglie e figli. La storia della famiglia nel bosco sta assumendo i connotati di una serie tv di genere fantasy. Ma qui non siamo su Netflix, questa è vita reale. La fiaba di Natale a Palmoli (Chieti) dove, fino a un mese fa, Catherine Birmingham e Nathan Trevallion vivevano con i loro tre bambini, una di 8 anni e due gemelli di 6, in una una casa priva di acqua, luce, rete fognaria e servizi igienici, si spezza il 20 novembre, quando gli assistenti sociali e i carabinieri eseguono un’ordinanza del Tribunale dei minori di Chieti allontanando i bambini dai genitori. Sospesa la «responsabilità genitoriale». Il trauma della famiglia del bosco diventa pubblico. E l’Italia si spacca. Chi sta con la scelta neorurale dei genitori, chi la contesta. Chi chiede un immediato ricongiungimento, chi chiede il rispetto delle decisioni della magistratura minorile. Continua a leggere