Ci sarà un appello bis per Piercamillo Davigo. L'ex componente del Csm e magistrato simbolo del pool di Mani Pulite è accusato di rivelazione del segreto d'ufficio in relazione alla vicenda dei verbali resi dall'avvocato Piero Amara sulla ''Loggia Ungheria''. I giudici della Sesta Sezione Penale della Cassazione ieri hanno annullato con rinvio la parte della sentenza d'appello sulla rivelazione a terzi dei verbali mentre hanno dichiarato irrevocabile la responsabilità per quanto riguarda la condotta contestata in concorso. Il nuovo processo si svolgerà davanti a un'altra sezione della Corte d'Appello di Brescia. A marzo i giudici della Corte d'appello di Brescia avevano condannato Davigo a un anno e tre mesi – la pena è sospesa – come avvenuto in primo grado. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Antonio Balsamo aveva sollecitato ieri mattina, nel corso della requisitoria, il rigetto del ricorso della difesa di Davigo. Nel corso del suo intervento davanti ai supremi giudici l'avvocato Davide Steccanella, difensore di Davigo, insieme al professor Franco Coppi, ha sottolineato come la sentenza oggetto di ricorso sia ''astratta rispetto al fatto e quasi surreale''. Nel ragionamento di Coppi, "il dottor Paolo Storari è stato assolto perché non ha agito con dolo. Se quindi non c'è reato da parte dell'intraneo non può essere considerato correo l'estraneo''.
Da Anzio e Nettuno fino alla Pisana. Il mal di Lazio, le grane dei Fratelli d’Italia, del centrodestra e un po’ anche della premier Meloni passano anche da qui. Tra sconfitte el... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
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Milano. Mentre il risiko bancario continua a dominare le cronache finanziarie (con Francesco Gaetano Caltagirone salito al 5 per cento di Mps dal precedente 3,5 per cento), un’altra storia legata a... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
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Roma. Ad aprire le danze, subito dopo l’accensione del presepe vivente – e identitario – ecco un insolito trio di “Uomini poco allineati”, così li hanno definiti: Pietrangelo Buttafuoco... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Un baciamano, un caffè, un’ora e 45 minuti d’incontro, ma nessuna dichiarazione pubblica alla stampa, al contrario della volta precedente. Meglio evitare incidenti diplomatici. Dopo la visi... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Come si racconta oggi la vecchia, cara favola? Ma con un fumetto, ovvio, anzi una graphic novel, che detta così è molto più chic e anche radical,
Forza Italia è volata in America, a Washington, a caccia dei nuovi repubblicani targati Trump. L’occasione è l’International democracy union, forum che riunisce oltre 80 part... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
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E se i Neanderthal fossero stati i primi artisti dell'umanità? Da tempo, questa ipotesi è stata sollevata sulla base della nuova tecnica di datazione di pitture rupestri basata sulla datazione mediante uranio e torio (U-Th), che indica come le mani e i disegni astratti raffigurati sulle pareti di tre grotte potrebbero risalire a 65.000 anni fa, cioè 25.000 anni prima dell'arrivo del primo Homo sapiens nella penisola iberica. Una certa quantità di dati aggiuntivi supporta l'ipotesi che i Neanderthal possano aver avuto capacità artistiche. Ad esempio, tracce di pigmenti in una conchiglia sono state datate a 115.000 anni fa, mentre disegni di impronte di mani nella Grotte des Merveilles, Rocamadour (Francia sud-occidentale) si ritiene abbiano tra 50.000 e 70.000 anni - un'età compatibile con la presenza dei Neanderthal. Ebbene, sono state appena pubblicate nuove prove indipendenti che rinforzano la presenza di artisti fra i Neanderthal. In un nuovo studio, la Cueva de Maltravieso, situata in Estremadura, Spagna, emerge come uno dei luoghi chiave per esplorare questa possibilità. Con oltre sessanta stencil di mani, la grotta è uno dei più ricchi repertori di motivi paleolitici in Europa, e recenti analisi condotte mediante datazione U-Th hanno rivelato età minime dei pigmenti che si spingono fino a 66.7 mila anni fa. Questo risultato implica di nuovo che almeno alcune di queste opere siano state realizzate ben prima dell’arrivo di Homo sapiens nella regione, lasciando ai Neanderthal un ruolo esclusivo nella loro creazione. Il dogma secondo cui solo Homo sapiens potesse essere artefice di un’espressione simbolica complessa viene quindi nuovamente messo in discussione da dati oggettivi, non senza implicazioni profonde. Se i Neanderthal furono gli autori di questi motivi, come suggeriscono i dati, dobbiamo ridefinire la loro posizione nella nostra storia evolutiva. Almeno alcuni componenti di quella specie erano evidentemente individui capaci di introspezione, creatività e forse di pensiero simbolico. Gli stencil delle mani, spesso creati soffiando pigmenti sulla superficie della roccia, possono sembrare semplici nella loro esecuzione tecnica, ma la loro collocazione e distribuzione raccontano una storia più complessa. Molte di queste opere si trovano infatti in profondità nelle grotte, in luoghi difficilmente accessibili e lontani dalla luce naturale. Questo suggerisce una motivazione rituale o simbolica, piuttosto che un semplice gesto decorativo. La presenza di motivi artistici in luoghi nascosti all’interno della grotta indica una comprensione spaziale e una volontà deliberata di collocare queste opere in punti non immediatamente visibili. Questo tipo di scelta artistica solleva domande sul ruolo delle grotte nella vita dei Neanderthal: erano semplici rifugi, o piuttosto spazi sacri, dove si svolgevano attività culturali, simboliche o addirittura spirituali? Le similitudini con altre evidenze archeologiche, come la struttura di stalagmiti nella grotta di Bruniquel in Francia, suggeriscono che i Neanderthal non solo frequentassero regolarmente ambienti sotterranei, ma attribuissero loro un significato che andava oltre la pura sopravvivenza. Le analisi dei pigmenti aggiungono ulteriori dettagli a questo quadro. Mentre alcuni stencil presentano pigmenti di ematite pura, altri utilizzano combinazioni più complesse di minerali come magnetite e manganese, suggerendo una sequenza temporale di applicazioni. Questa stratificazione artistica potrebbe indicare che le grotte come Maltravieso furono utilizzate come spazi creativi e culturali per periodi molto lunghi, attraversando potenzialmente diverse generazioni di Neanderthal e, forse, successivamente di Homo sapiens. Riflettere sull'origine dell'arte ci conduce anche a esplorare il significato del gesto artistico stesso. Gli stencil di mani sono un ponte simbolico tra figurativo e non figurativo, un confine che i Neanderthal sembrano aver attraversato. Da una parte, la mano rappresenta un oggetto reale, immediatamente riconoscibile; dall’altra, l’atto di proiettare un’immagine della propria mano sulla roccia introduce un elemento di astrazione e intenzionalità. Questo gesto, sebbene semplice nella sua esecuzione, racchiude una complessità concettuale straordinaria: non solo vedere, ma rappresentare, comunicare, lasciare una traccia tangibile di sé. È quindi ugualmente possibile che queste mani rappresentassero una firma individuale, un segno di appartenenza a un gruppo, o fossero parte di un rituale il cui significato ci sfugge, e non fossero solo elementi decorativi; potrebbe anche darsi che tutti questi ruoli fossero svolti in sovrapposizione. Per troppo tempo, i Neanderthal sono stati descritti come privi della capacità di astrazione e simbolismo, attributi considerati esclusivi di Homo sapiens. Ma se accettiamo che queste opere siano loro, dobbiamo riconoscere che anche i Neanderthal erano partecipanti attivi nella creazione di una cultura visiva, che si avvaleva dello stesso tipo di rappresentazioni della nostra specie, e che dunque la linea che separa il "noi" da "loro" è molto più sfumata di quanto si pensasse. Quella linea, in particolare, sarebbe continuata indisturbata e in parallelo in almeno due specie – la loro e la nostra – proseguendo anche oltre l’estinzione dei Neanderthal: stencil di mani e rappresentazioni di mani nelle grotte a opera della nostra specie sono note in ogni angolo di mondo, fino a tempi relativamente recenti. Questi risultati ci invitano a ripensare il concetto stesso di umanità, non più legato esclusivamente alla nostra specie, ma a un insieme di capacità condivise e distribuite lungo il nostro albero evolutivo. L’arte, in questo senso, diventa non solo un prodotto di Homo sapiens, ma un linguaggio ampiamente diffuso e persino, in certe sue manifestazioni, condiviso fra specie che affondano le loro radici molto più indietro di quanto si pensasse.
Una ragazzina ebrea di quattordici anni è finita in ospedale per le ferite riportate in un
Dal 3 dicembre le donne afghane non potranno più frequentare le scuole per diventare infermi... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
“Ho un’idea per il futuro che proporrò dopo”, ha detto Grillo direttamente dal carro funebre nel giardino di casa. E quindi, nemmeno il tempo di capire se la sua destituzione da garante del M5s sarà confermata, archiviare il passato, ecco che già fioccano analisi, stime, rilevazioni per cercare di dare un peso al potenziale nascituro nuovo contenitore politico del comico. Son senz’altro discorsi prematuri, premettiamo, ché i voti sono solo quelli raccolti nelle urne. Ma un suo peso specifico, in grado di incidere sugli equilibri della coalizione, Grillo potrebbe avercelo. “E’ evidente che il marchio Grillo può essere anche più forte del marchio M5s”, dice al Foglio Antonio Noto, il primo a sondare elettoralmente un’ipotetico nuovo movimento grillino. “Rispetto ai sondaggi attuali, che vedono il M5s all’11 per cento, un nuovo soggetto guidato da Grillo potrebbe raccogliere fino a un terzo di quei voti. Parliamo di una base di circa il 4 per cento. Il vantaggio di una rilevazione del genere è che stata fatta a caldo, immediatamente dopo il video di Grillo, fotografando comunque una certa spinta all’interno del Movimento. Ma ovviamente lo svantaggio è che non tiene conto di tutto quello che effettivamente potrebbe accadere da qui in poi a proposito dei contenuti, del posizionamento politico e del progetto che, eventualmente, potrebbe scegliere Grillo”. Alessandra Ghisleri di Euromedia Research confessa di non avere dei dati su un eventuale nuovo partito di Grillo. “Nel nostro ultimo sondaggio, quello del 25 novembre, abbiamo registrato un 18,2 per cento di elettori del Movimento cinque stelle che credono che Grillo possa fondare qualcosa di nuovo. Eppure per il 62 per cento degli elettori M5s quello stesso nuovo soggetto sarebbe un flop, anche perché manca la spinta propulsiva che ci fu all’epoca insieme a Gianroberto Casaleggio”. Eppure, aggiunge ancora Ghisleri traendo spunte dalle rilevazioni del suo istituto, “c’è anche un 20 per cento degli elettori del M5s che guarda con grande favore a Grillo e che pensa potrebbe scuotere, con le sue idee, il panorama politico. Una percentuale che sale al 30 per cento se si contano coloro che dicono di essere fedeli ai valori originari del Movimento cinque stelle”. E’ anche questo il motivo per cui, forse, Grillo dà per morto il Movimento “ma non le sue idee”. Che potrebbero rivivere sotto una nuova forma elettorale qualora la sua defenestrazione si materializzasse domenica. Come spiega Livio Gigliuto, fondatore dell’Istituto Piepoli, “attualmente il Movimento cinque stelle è accreditato di una forbice tra il 10 e il 12 per cento dei consensi a livello nazionale. Noi stimiamo che circa l’83 per cento degli elettori siano a favore di Conte e gli altri pro-Grillo. Vuol dire che in termini di proporzione, in caso di scissione, non andiamo oltre l’1-2 per cento”. E però, aggiunge ancora Gigliuto, la questione del simbolo non è proprio una bazzecola. “E’ vero che nella base del Movimento prevale una preferenza per Conte, ma è anche vero che in maggioranza gli elettori del M5s votano il marchio. Per questo la querelle sul marchio è così importante. Ed è anche la ragione per cui Conte, qualora si distaccasse dal M5s, varrebbe attorno al 4 per cento secondo le nostre stime”. A ogni modo, analizza ancora il sondaggista dell’istituto Piepoli, “lo spazio per un nuovo soggetto antisistema in teoria io credo ci sia. Anche se non è detto che Grillo, che è una figura già conosciuta, possa raccogliere un bacino che nel nostro paese resta importante, visto che del 45 per cento degli italiani che almeno una volta nella loro vita hanno votato il M5s, la stragrande maggioranza dopo aver mollato i grillini ha optato per il non voto”. C’è poi la non secondaria questione di cosa potrebbe diventare il nuovo M5s di Conte dopo aver rinunciato al suo garante, e poi, chissà, pure al nome e al simbolo. “Perché è chiaro che se non ti possono più chiamare grillini, e nemmeno pentastellati, una questione di crisi d’identità si pone”, dice ancora Ghisleri. “Per un partito il tema identitario è importante e bisogna stare sempre attenti a rifugiarsi nell’individualismo delle leadership, soprattutto quando c’è un cambio forte”. Tutte difficoltà che Grillo potrebbe voler agevolare per avere in futuro la sua rivincita. E sussumere consenso al suo più acerrimo nemico.
Con una tempistica a dir poco discutibile, per non dire inopportuna, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha espresso ieri parere negativo all’emendamento al decreto flussi ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
E siamo a questo punto. Siamo al punto in cui capita di leggere come niente fosse sul Corriere della Sera una nota di Massimo Franco dal titolo: “Se alla fine rimane in piedi solo la riforma della giustizia”. Comunque vada a finire, è un titolo da mondo alla rovescia – un uomo che morde un cane, un delfino che nuota sui monti, un sole che sorge a occidente. Una cosa sola era certa, infatti: qualunque riforma poteva rimanere in piedi, salvo quella della giustizia, tanto che neppure fingevano più di provarci, ammaestrati a forza di scosse elettriche alla regola del “chi tocca i fili muore”. Il dossier giustizia era in grado di disarcionare ministri, silurare governi, impantanare bicamerali. Chiunque aspirasse a mantenersi al potere con un po’ di continuità sapeva che lo scontro con la corporazione togata doveva restare nell’ambito della retorica, degli annunci, dei convegni, delle occasionali rodomontate. Ebbene, conserverò il titoletto del diplomaticissimo Franco come un sintomo di qualcosa: forse si è definitivamente esaurita la spinta propulsiva del 1992, e il potere esorbitante dei pm italiani – un’anomalia che non trova riscontro nel resto del mondo libero – non dà più tornaconti a nessuno, non porta un voto, non fa vendere una copia. Ai tempi del referendum Tortora, Leonardo Sciascia parlò di una solenne resa dei conti: “Quando i giudici godono il proprio potere invece di soffrirlo, la società che a quel potere li ha delegati, inevitabilmente è costretta a giudicarli. E siamo a questo punto”. Non era vero. Non eravamo a quel punto. Le devastazioni civili, politiche e morali della magistratolatria erano appena cominciate, anche se Sciascia non poteva immaginarlo. Oggi forse “siamo a questo punto”, ma dopo una malattia durata quarant’anni chi oserebbe parlare di guarigione? Sarebbe un po’ come dire all’ex senatore Esposito, prosciolto dopo sette anni di surrealismo giudiziario, che la giustizia funziona.
E’ una vecchia storia che ritorna quella della scalata di Mfe-Mediaset della famiglia Berlusconi al gruppo televisivo tedesco Prosiebensat. Ma quando i rumor sono così forti da provocare una reazio... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Meloni ha il Sole in tasca. Stanno cambiando gli equilibri della Confindustria, i rapporti, le relazioni, la bilancia. Al Sole 24 Ore si attende l’arrivo di Luigi Gubitosi come nuovo ammin... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
In tutto il mondo c’è una nuova categoria di infelici. Sono i possessori di auto Tesla, che da mesi sono in preda ai più tremendi sconquassi di coscienza. S’erano comprati l’auto che non inquina, c... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Gli incendi che stanno minando la stabilità dell’Occidente, sono stati in molti casi innescati da scintille che covano sotto le ceneri del secolo scorso”, scrive Paolo Mieli nel suo nuovo libro Fia... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Cinque milioni e 548.556 telefonate in dodici mesi. Più di 15 mila al giorno, 640 all’ora. Oppure, se preferite, 10 e mezza al minuto. Poiché in Lombardia vivono circa dieci milioni di pers... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Tel Aviv. “Forse quella che otterrà sarà una ‘pace fredda’, ma si tratta pur sempre di pace”, dice al Foglio Benny Miller, docente di Relazioni internazio... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti
Il primo commento di Tommaso Foti non poteva che essere che va tutto bene e che Raffael... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti