Rassegna Stampa Quotidiani
Il Foglio.it
Nel taccuino di un professore di latino c’è già tutta la grandezza di Sándor Marai
33 minuti fa | Sab 27 Lug 2024 09:25

"Questo è il mistero più grande. Il mistero di come un essere umano finisce per guastarsi. E rimanere solo. È come se parlasse nel vuoto: la sua voce non si sente. Gli altri non lo... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Tutte le donne di Donald Trump in campagna elettorale: pretoriane, arriviste e fedelissime
33 minuti fa | Sab 27 Lug 2024 09:25

Doveva essere uno scontro geriatrico, una campagna repubblicana incentrata sul mantra “Joe è vecchio e incapace” e invece, con l’uscita di scena del presidente, tutto cambia. Nelle presiden... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

I dollari del consenso, dall'antica Roma all’America
43 minuti fa | Sab 27 Lug 2024 09:15

Biden si è deciso a mollare solo quando è diventato chiaro che si stavano prosciugando le donazioni alla sua campagna. Ancora resisteva finché era mezzo partito a dirgli di passare la mano<... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Perché il governo dovrebbe seguire l'Agenda Mattarella
1 ora fa | Sab 27 Lug 2024 08:51

Quando il capo dello stato parla, ovviamente, conta ciò che dice ma conta anche ciò che non dice, e nel suo discorso al Ventaglio è stato giustamente notato che il presidente della Repubblica ha scelto di intervenire sul tema del posizionamento europeo del governo.     Quello che state leggendo è un estratto dalla newsletter del direttore Claudio Cerasa, La Situa. Potete iscrivervi qui, è semplice, è gratis     Problema: come provare a recuperare credibilità in Europa dopo il voto contrario a Ursula von der Leyen? Mattarella, evidentemente, non ha affrontato il tema per non interferire con i negoziati europei ma un problema, ai suoi occhi, e non solo ai suoi, deve essere evidente. Nella scorsa legislatura europea, l'Italia aveva un ruolo importante all'interno della Commissione, il commissario economico, e un ruolo importante al Parlamento europeo, con la guida della commissione economica. Nella prossima legislatura, l'Italia non avrà più né l'uno né l'altro. Si dovrà accontentare di ruoli probabilmente minori alla Commissione europea, e chissà se il governo riuscirà a raggiungere il suo obiettivo dichiarato, ovvero la casella dell'industria. E si è già dovuto accontentare, lato Pd, di una commissione meno importante rispetto a quella che aveva fino a qualche mese fa: l'Ambiente. Contare in Europa, a destra e a sinistra, sarà la partita del futuro. Ma l'impressione che avrà probabilmente anche il capo dello stato è che mentre vi sono paesi, come la Germania e come la Spagna, che riescono a far sistema al suo interno, vi sono paesi, come l'Italia, i cui partiti guardano all'Europa pensando solo all'Italia. Il problema, in Italia e in Europa, in fondo è sempre quello: seguire i follower o guidarli? Nel dubbio, seguire l'agenda Mattarella.

Quando Steve Albini ci spiegò il metodo dietro al suo rock autarchico
1 ora fa | Sab 27 Lug 2024 08:50

Vent’anni fa, trascorrendo qualche settimana a Chicago per lavorare a una serie tv che raccontava le personalità più importanti della città – a co... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Sirine Charaabi, dalla lotta per la cittadinanza al sogno delle Olimpiadi
1 ora fa | Sab 27 Lug 2024 08:33

Nel 2020 il futuro di Sirine Charaabi era molto incerto. Non c'entrava il Covid, nemmeno i classici dubbi di una ventenne. Aveva... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Le seconde Olimpiadi della 16enne Sky Brown
1 ora fa | Sab 27 Lug 2024 08:11

È finito il tempo delle mele. Adesso i giovani fanno skate, volano sulle loro tavole da surf. Desiderano il vento e l’adrenalina, le smancerie possono aspettare. Ne sa qualcosa Sky Brown, 16 anni, una delle più giovani atlete impegnate a Parigi 2024. Giovane eppure veterana. Perché questa è già la sua seconda Olimpiade. "Non sento pressione, onestamente, avendolo già fatto a Tokyo". In Giappone aveva vinto il bronzo, ma questa volta l’obiettivo è più alto. La concorrenza è spietata. Zheng Haohao, cinese, è l'atleta più giovane in corsa, compirà 12 anni tra poche settimane. Nonostante l'età, Haohao ha gareggiato contro esperti medagliati olimpici e campioni degli X-Games. Sky fa spallucce, la competizione non la sente, non le interessa neppure, “penso solo a fare skate, ho solo voglia di mostrare ancora di più i miei nuovi trick. È semplicemente emozionante per me”. Lo skate non riguarda le medaglie. “Riguarda lo spettacolo che fai per tutti. Voglio sempre solo mostrare il mio meglio e la parte bella dello skate”. Però non è vero che non ci sono più gli adolescenti di una volta. Sky è una ragazza come tutte le altre, anche se è finita sulle pagine dei magazine più patinati del mondo e dopo Tokyo l’hanno fatta esibire per un’ora sul Tamigi, vista Tower Bridge. Lei è una ragazza semplice. “La mattina vado in mare, poi vado a scuola, faccio colazione e poi mi rilasso un po’ con la mia famiglia”. È nata a Miyazaki, in Giappone. A metterla su uno skate è stato suo padre, Stuart, professionista ma quando ancora nessuno pensava di portare questo sport alle Olimpiadi. La madre, Mieko, gestisce il profilo Instagram della figlia. Non aveva un allenatore, così imparò i trucchetti dello skate via YouTube. Quando aveva 11 anni la BBC la indicava come la “bambina destinata a diventare la più giovane atleta olimpica della Gran Bretagna". Nel 2018 partecipa a uno show televisivo, Dancing with the Stars Juniors, e lo vince. Il successo non la cambia. Studia inglese e giapponese. Poi esce, come le teenager. “Verso mezzogiorno, mi piace andare a pattinare per qualche ora, poi tornare e passare del tempo con i miei amici o fare qualcosa di divertente. Magari torno in acqua con i miei amici o mi rilasso a casa”. Stuart e Mieko erano contrari alla partecipazione di Sky ai Giochi dopo che nel 2020 era caduta a testa in giù rompendosi la testa e riportando lacerazioni al cuore e ai polmoni. "Non ricordo nulla della caduta. Ma a quanto pare quando mi sono svegliata, non sapevo chi fossi o chi fosse la mia famiglia”. Poi lo spavento è passato. Thomas Bach, il presidente del Cio, voleva entrare in contatto con le giovani generazioni. I nativi digitali. Troppo distanti dai matusa e dai boomer. E allora: arrampicata, breakdance, surf, skate. “Contribuiscono a rendere il programma più equilibrato a livello di genere e più urbano, e offrono l'opportunità di entrare in contatto con le giovani generazioni”, aveva detto Bach. Le ragazze come Sky sono la sintesi perfetta di tutto. Appassionata di surf (voleva centrare la doppia qualificazione), sorridente, sponsorizzata, libera. "Mi dicono spesso che sono troppo giovane. Ricevo quello sguardo, quello tipo “cosa ci fa questa ragazzina qui?” Ogni tanto mi capita”.

È inutile ridurre il colonialismo a fenomeno sostanzialmente criminale
1 ora fa | Sab 27 Lug 2024 08:06

Montanelli, partito volontario nel 1935, fu per qualche mese in servizio come sottotenente in Etiopia, al comando di un battaglione di ascari. Ma ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

La lunga (e un po' noiosa) cerimonia di inaugurazione di Parigi 2024
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:57

Più che grandiosa, è stata un po’ lunga e noiosa. Con un guizzo finale, quando ormai era un po’ tardi e anche il presidente Mattarella se ne era già andato, perché lui e un’altra o... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

“Così si vince un’oro ai Giochi”. Intervista ad Alberto Cova
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:41

Non c’è niente più delle Olimpiadi a mettere in moto la memoria. Un gioco di specchi che a Parigi ci farà rivivere nell’atletica un triplo anniversario: i 40 anni dagli ori di Alberto Cova,... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Il dolore, i silenzi, il mistero in un reparto di neuropsichiatri infantile. Il libro di Bussola
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:30

Scrivere è soffrire, farsi carico di qualcuno, diventare la voce “di un afono”, il grido di un muto. Raccontare il dolore di un figlio e di un genitore che assiste al suo disfacimento è un po’ come morire. Matteo Bussola sa come si trattano certi temi, il pudore nell’avvicinarsi e la purezza nel metterli su carta. Lui di genitori, figli e scrittura ne sa tanto perché da tempo indaga questi mondi prossimi e misteriosi. Lo fa da un osservatorio privilegiato, conducendo con Federico Taddia il programma radiofonico “Non mi capisci”, in onda ogni domenica su Radio24.  La neve in fondo al mare (Einaudi - Stile libero, 192 pp.,  17 euro) racconta la storia di Caetano, papà di Tommy, figlio anoressico e delle loro vite catapultate all’interno di un reparto di neuropsichiatria infantile. La storia si intreccia con quelle di altri genitori e ragazzi adolescenti afflitti da “un buco” profondo e insondabile ma terribilmente presente. “Ho tre figli adolescenti – dice Bussola – e anche nel mio precedente romanzo ho affrontato queste tematiche. Presentando il libro nelle scuole, ho colto quanto l’argomento fosse sentito dai ragazzi che mi ponevano domande, lasciandomi lettere drammatiche”.  Caetano accompagna la Via Crucis di un figlio che ha deciso di annullarsi, scomparire perdendo ogni giorno peso. Un lento disfarsi che fa esplodere le domande di un padre che si interroga sul proprio operato, ricorda i primi attimi di vita di suo figlio e ripercorre ogni singolo passaggio di un percorso che sembrava perfetto. “A un certo punto ti trovi di fronte un estraneo, una persona che tradisce la tua volontà – continua lo scrittore – qualcuno che non corrisponde più a un modello familiare e sociale che si impone”. Mondi che tendono a giudicare ponendo standard prestazionali alti, canoni di bellezza e ricchezza irreali ma pervasivi nelle quotidiane dinamiche giovanili. Queste sono solo alcune delle cause che portano Tommy a vomitare il cibo che ingerisce, Eva a mangiare a dismisura, Giacomo a lanciarsi da una finestra sul vuoto. “Il Covid e il successivo lockdown hanno ingigantito queste patologie – continua Bussola – e tanti ragazzi hanno trovato una via d’uscita facendosi del male”. Il romanzo ha dei passaggi toccanti dove chi legge capisce che di quelle storie potrebbe essere il protagonista. Nessuno può ritenersi immune da una voragine che inspiegabile e inaspettata si apre nell’animo. “Riempire questo buco dei ragazzi non è facile. I genitori devono imparare ad accogliere i figli come sono; amare una distanza, amare una vita che non sei tu. La scuola (che non ha tutte le colpe, come invece si vuol far credere) andrebbe riformata perché totalmente basata sui voti e i genitori un po’ capiti perché sono, in alcuni casi, più fragili dei loro figli”.  Bussola usa spesso le parole mistero e misteriosità, chiave della grandezza di ogni uomo.

Canottaggio. Stefano Oppo e quella voglia di un'altra medaglia nata da un rifiuto
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:27

Tutto comincia (o meglio, ricomincia) con un rifiuto: “Non sei convocato”. Una coltellata per un ragazzo che, un anno prima, in piena adolescenza, aveva lasciato la sua Sardegna per trasferirsi in ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Chi fugge, chi resta, chi prenota. Che "tipo da vacanza 2024" sei?
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:22

Il Prenotatore a Settembre. Gli garba essere il più intelligente di tutti. Il mare è migliore, a settembre. Costa di meno tutto. Aggiungere l’altro vantaggio strategico, la furberia micidiale: ad agosto negli uffici è fiacca desertica, non chiama nessuno, non c’è niente da fare. Sarà come non lavorare. Solo certe sere nella città torrida e fantasma gli prende un po’ di pucundrìa: sarò uno scemo? Che divertimento è partire quando tutti tornano? Era meglio stare nel carnaio d’agosto? – e così commenta le foto dal mare degli amici con un deciso “Milano ad agosto è bellissima!”, gli amici gli rispondono con un cuore, il cui significato è “sì sì, come no”.   L’Apritore di Mente. Organizza viaggi da spaccarsi la schiena in giro per il mondo, è agosto eppur bisogna andar. Si sposta, cammina chilometri nelle province sperdute, mangia alle bancarelle per strada, prende piccoli velivoli malsicuri per andare da una città dove c’è poco a un’altra città dove c’è poco. Parla con le persone continuamente, deve estorcere informazioni, cose, si istruisce sui modi di vivere locali dai passanti, avido di poter dire che poi sa bene lì come si campa. Tutto questo lo chiama apertura della mente, se lo mette in curriculum. Gli servirà durante l’inverno, a cena. Parlerà di radure esotiche, di quando ha mangiato cavallette farcite alla fine del mondo. E così bisogna fingere interesse un paio di minuti, non c’è possibilità di venirne fuori. Poco dopo prenderà la parola l’amico che tutti hanno a benvolere, perché sa i pettegolezzi interessanti, il più aperto di mente di tutti, quello che viaggia pochissimo.   La Madre de’ Criature. Impacchetta le valigie di tutti e sogna. Sogna i figli in colonia due settimane dalle suore, senza telefono, il marito con l’amante, lei a casa, da sola, sul divano. Da lì alla felicità sarebbe un attimo.   L’Amico di quello con la Barca. Non vede l’ora. Vive per quei giorni. Dalla salita in passerella è un diluvio di foto sui social, a prua, a poppa, sdraiato, con un vinello in mano, al tramonto, all’alba. Video di tuffo. Calette. Foto all’abbronzatura, foto sul divanetto, prospettive impegnate che facciano presumere che è un 25 metri anziché 8. Lo sforzo è tutto profuso a far filtrare con educazione l’idea che la barca è sua, stando attendo a non offendere il Proprietario della Barca.   Il Proprietario della Barca. Non gliene frega niente. E non si accorge dei rampicanti, della furia degli amici avidi di farsi vedere in barca. Come tutti i ricchi non capisce quale sarebbe l’utilità di esibire i quattrini.   L’Esperta di Costumi. È la Treccani della Lycra. Ti convince che esiste il costume giusto. Che questa stoffa, questo triangolino non imbottito ma semirigido, questi laccetti faranno la differenza, eccome. Ci crede talmente che ti lasci trasportare, non sa che si sta in costume come si sta in mutande, e sotto il sole perdipiù.   Il Sommelier di Pesce. Insopportabile giudicatore, dà le pagelle, riconosce l’acqua del Portogallo nelle vongole. Si lamenta del pesce d’agosto, sempre allevato, congelato, maltrattato, guarda questo dentice che gengive molli. E allora uno gli vorrebbe chiedere: saremo in quaranta milioni al mare al ristorante, quale mare ci sfama? Cresce sugli alberi, il branzino?

"L’immaginazione non si può censurare, è la massima forma di resistenza". Parla Ruth Beraha
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:13

Nome: Ruth Beraha Luogo e data di nascita: Milano, 4/8/1986 Galleria di riferimento e contatti social: Ncontemporary Milano, Instagram, @ruthberaha, #ruthberaha    L'intervista L'intervista è realizzata in collaborazione con Anna Setola      In che modo hai iniziato a fare l’artista? Non ricordo un momento in cui non avessi già questo in testa e un pessimo carattere. I miei raccontano di me sempre assorta e con la matita in mano, a disegnare su qualsiasi superficie mi capitasse a tiro. Qualche anno fa mia madre ha svuotato un vecchio mobile e ha trovato un disegno sul fondo di un cassetto. Era un orsetto stilizzato, avrò avuto forse due anni quando l’ho disegnato. Ho iniziato tardi a farlo per vivere. Fino a trentuno anni ho lavorato in altri ambiti, poi ho capito che non mi sarei mai perdonata se non ci avessi provato e mi sono licenziata. Dal giorno dopo mi sono costruita e mi sto costruendo una carriera, anche grazie a una serie di incontri fortunati.   Spesso fai riferimento al concetto di “iconoclastia”. Che significato assume in relazione alla tua pratica artistica? L’assenza di immagini mi interessa perché dà spazio all’immaginazione: fino a quando un’immagine non è fissata ha un potenziale infinito. Io lavoro spesso con il potenziale, con il non detto, con l’immaginato. L’iconoclastia mi interessa anche come forma di violenza e forzatura, se pensiamo all’iconoclastia storica e religiosa è più chiaro. C’è un filone dei visual studies che si occupa della violenza delle immagini – e anche di violenza rispetto all’assenza o censura delle immagini, e di iconoclastia come potenziale: laddove – come nei libri rispetto ai film, per capirci – non c’è l’immagine ma esiste un’indicazione per immaginarla, lì potenzialmente si genera tutto. Da un certo punto di vista è come dire che l’immaginazione non si possa censurare: è la massima forma di resistenza. Ma l’iconoclastia ha anche una valenza più intima, per me. Ha a che fare con la voglia di essere vista e la paura di essere guardata.    Com’è organizzata la tua giornata? Difficilmente un giorno è uguale all’altro. Gli elementi che tengo in equilibrio sono: mia figlia, la relazione con la mia compagna, il lavoro in studio, le produzioni – molte delle quali non vengono finite in studio ma da vari fornitori in giro per l’Italia, quindi si traducono in molti chilometri macinati in auto – le camminate a San Luca e le ore davanti al computer. Cerco di cucinare per tutta la famiglia e di leggere a letto.    Che cos’è per te lo studio d’artista? Lo spazio della tranquillità, del silenzio e dell’ascolto di podcast e audiolibri. Anche musica, ma solo quando voglio ascoltare una cosa specifica, mai come musica di sottofondo. Considero il mio studio anche il tempo e lo spazio di quando vado a camminare, quasi sempre, anche lì, con qualcuno nelle orecchie. Considero poi il mio studio anche la lettura in generale, quindi immagino qualsiasi letto, divano, poltrona, sdraio, sedile di treno o di aereo, sedia di sala d’aspetto.           Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici? Ho una formazione da storica dell’arte e per questo sono molto legata all’immaginario dell’arte antica e rinascimentale, così come i visual studies a cui accennavo prima. Ho studiato da pittrice e poi ho litigato con la pittura - ultimamente ho ripreso a frequentarla ma con molta cautela. Ho amato l’arte concettuale e il suo superamento. C’è molta letteratura, penso a Butler, Asimov, Kafka, Carrère, Morrison, Poe, Le Guin, Dick, Potok, O’Connor, solo per citare qualche autore. Il mio lavoro affonda anche le radici nell’immaginario legato alla cultura popolare, dal cinema allo sport.    C’è una tra le tue opere a cui sei particolarmente legata o che reputi la più eloquente rispetto alle tematiche che indaghi? A seconda di quando mi fanno questa domanda rispondo sempre con l’ultimo lavoro che ho fatto, in questo caso è Fortune’s always hiding, I’ve looked everywhere. Una serie di uccellini di ceramica dipinta con la testa infilata nel muro, che è in mostra alla nona edizione della Biennale Gherdëina insieme a un altro lavoro intitolato Il cielo è dei violenti (fino al 1 settembre). Sono molto legata al primo lavoro della mia carriera, che ho esposto in Pirelli Hangar Bicocca a inizio 2018, Pensiero stupendo (self-portrait).     Ci descrivi l’uso che fai della dimensione sonora? Mi ricollego alla risposta sull’iconoclastia, spesso il mio lavoro assume forma testuale, narrativa, in qualche caso in assenza dell’immagine provo a ricrearne una che sia mutante, mai uguale a se stessa, e questo spesso avviene attraverso il testo ma non solo, anche altri suoni hanno un connotato evocativo e un potenziale immaginifico. È come se avessi bisogno di entrambe le dimensioni, quella dell’immagine e quella della sua assenza.    Qual è la funzione dell’arte oggi? Quella che aveva anche ieri, salvare il mondo senza avere nessuna utilità. A che cosa stai lavorando? A un capolavoro.   Le opere    Fortune’s always hiding, I’ve looked everywhere, 2024 Ceramica dipinta Installation view Biennale Gherdëina Ph. Tiberio Sorvillo   Link       Us (self-portrait), 2018 Acquario, piranha, terracotta Installation view Mambo Ph. Carlo Favero   Link       Visionarie, 2021 Ceramica dipinta Installation view Ncontemporary Ph. Ela Bialkowska OKNO studio   Link     L’altra, 2022 Vetro Ph. Carlo Favero   Link    Run Home (self-portrait), 2018 Vetro soffiato   Link     I’ll tell you the story I know, 2021 Alluminio, specchio-spia, cuffie, ecopelle, traccia audio, lettore mp3 Installation view Macro Ph. Simon d’Exéa   Link       R.U.? (self-portrait), 2022 Acciaio, speakers, traccia audio Installation view GAMeC Ph. Antonio Maniscalco    Link        A me gli occhi, 2021 Scritta al neon Link       Viktor (dalla serie Goodfellas), 2024 Inchiostro su carta Installation view Fondazione Nicola Trussardi Ph. Marco De Scalzi   Link        Non sarai mai solo, 2019 Performance Installation view Museo della città di Livorno Ph. Ela Bialkowska OKNO studio   Link

La scuola che cambia
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:12

Carlo Cottarelli svolge una preziosa attività, sia come autore di ben documentati ed equilibrati articoli giornalistici, sia come autore ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

L’intelligenza è un dato di fatto che mai come oggi chiede di essere decifrato
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:07

“Esseri intelligenti” è il tema del “Piccolo Festival di Filosofia” che si terrà a Leuca (estremo Salento) nelle due serate del 27 e 28 luglio 2024. L’appuntamento, ideato e curato da Costantin... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Sì, c’è anche un fascismo americano. Non di regime, ma di mentalità
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Nell’eventualità o in prossimità dell’elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti si sente il bisogno di parlare di qualcosa che si t... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Una barca per Jamie. Le ore passate sui libri, l’immaginazione e un dolore comune tra padre e figlio
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Si apre con una passeggiata autunnale tra padre e figlio il secondo romanzo di Elaine Feeney, Come costruire una barca (Einaudi, 292 pp., 19 euro), il primo a essere tradotto in italiano (nella bel... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Favaretto, la “bambina” del fioretto: ”Le grandi campionesse sono la nostra ispirazione”
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Archiviata Tokyo, nel mirino Parigi<... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Un viaggio a Tor Marancia, Roma sud, attraverso lo sguardo di un bambino
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Le famiglie del quartiere Tor Marancia – che a Roma sud la Cristoforo Colombo separa da quelle della Garbatella e di Ostiense – non sono ovviamente tutte uguali e ognuna vive a modo suo, tra gioie ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

I Campana vanno in Cina ed esportano il tropicalismo del design
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Una sedia fatta di animali di peluche, o la Vermelha armchair, ora esposta al Moma, poltrona fatta di 500 metri di corda, o la sedia Favela che starebbe benissimo nello studio di Ballarò, o il divano Boa che si vedeva anche nella villa berlusconiana in “Loro”. Lo specchio frankenstein Miraggio, le sedie Queebo scopiazzate nei peggiori bar fighetti dove servono gli Hugo con la cannuccia di metallo. Il mobile Rafa, armadio che si apre spostando i fili di rafia di viscosa, un armadio cugino-It della famiglia Addams, una capanna da sciamano jungle-chic, e il bar sotto l’orologio dell’Orsay, con i neobarocchismi onirici ispirati al mondo acquatico un po’ art nouveau di Emile Gallé (insalatone e stufati prima di passeggiare tra i Manet). Mattissimi i fratelli Campana, brasiliani di origini italiane, che hanno tropicalizzato il postmodernismo del design, giocando anche in anticipo con quell’ecologismo che ora è un must. Dagli anni ‘90 clienti come Artemide e Louis Vuitton, Venini e Vibram. Humberto aveva iniziato come avvocato, e il fratello Fernando, architetto, è morto nel 2022. I quarant’anni del duo-studio-bottega di famiglia vengono festeggiati in Cina, in una mostra “Impermanence” co-curata da Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano alla Triennale. “In Asia non erano mai state organizzate mostre sui Campana e la direttrice Gong Yan ha pensato di rompere un silenzio, raccontarndoli  al pubblico cinese e cosmopolita di Shanghai”, dice al Foglio Sammicheli, che ha lavorato alla “vasta retrospettiva con due installazioni site specific (un giardino sul tetto del museo e un’installazione luminosa alta 25 metri nella hall sopraelevata degli spazi espositivi)”. Ecologisti prima che fosse un obbligo. “Un originale quanto inconsapevole atteggiamento sostenibile”, dice il curatore. “Volevano restituire valore allo scarto attraverso un processo di risignificazione delle merci e dei contesti. La favela, i materiali da ferramenta, i giocattoli dei mercatini, gli scarti delle lavorazioni industriali potevano diventare nuovi oggetti per la casa grazie a un progetto, al saper fare delle mani di artigiani e operai specializzati. Bastava reintrodurre questi materiali in un virtuoso meccanismo produttivo”. La Cina è pronta al tropicalismo dei Campana? chiediamo a Sammicheli. “Il popolo cinese è colto e curioso. È attratto dallo spudorato uso del colore, dall’inaspettato riuso di certi materiali, dalla coscienza sociale, spesso disobbediente – perché riflette sulle ingiustizie sociali e sulla libertà della cultura vernacolare – che i Campana esprimono da quattro decenni. Quel tropicalismo che tanto affascina noi europei come fuga esotica al logorio dello standard non credo sia la principale attrazione per il pubblico locale. Credo diventi più un contenuto che scoprono una volta in mostra. Ciò che attrae i visitatori rimane l’euforia delle forme, la spontaneità di una poetica che si è fatta canone mutuando dalla strada e dal negletto un potere consolatorio, animistico, un’idea di nuovo che parte dal dimenticato e dal povero. La mostra è un’avventura alla scoperta di un’estetica, un viaggio lisergico dentro una caverna platonica tra peluche, stoffe dorate, vetri rotti, plastiche, squame di pesci, pelli conciate e stalagmiti di polistirolo”.

Sacra o no, la libertà di coscienza non è più così ovvia in questo mondo
2 ore fa | Sab 27 Lug 2024 07:00

Il concetto di libertà di coscienza sembrerebbe tra i più ovvi e condivisi. “In coscienza sento di doverti dire questo”, “In coscienza sento di dover fare quest’altro”, “In coscienza non so che cos... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

In America i cattolici voteranno anche pensando ad aborto e immigrazione. E sarà un problema
3 ore fa | Sab 27 Lug 2024 06:50

Il National Catholic Reporter, principe dei media liberal cattolici americani, scrive che i temi centrali della campagna elettorale ricominciata da zero dopo la rinuncia di Joe Biden saranno l’aborto e l’immigrazione. Cioè gli stessi che da anni lacerano non solo gli schieramenti politici ma i cristiani nelle loro variegate denominazioni e in particolare i cattolici. Perché se c’è un gruppo che è diviso al suo interno su questioni così dirimenti è proprio quello cattolico. Da un lato i pro life, dall’altro i cattolici à la Pelosi, per semplificare. Sull’immigrazione, lo stesso: già otto anni fa l’episcopato presentava punti di vista (eufemismo) diversi, chi favorevole alla linea dura di Trump (pochi, pubblicamente) e chi decisamente contrario. Nel settembre del 2015, ben prima che The Donald conquistasse la Casa Bianca, in occasione della visita del Papa a Washington i temi – e le lacerazioni – erano emerse. Questo per dire che il problema viene da lontano, ha radici profonde e non si risolverà in un cordone sanitario attorno a Trump o in qualche post che paragona Harris a una bertuccia. C’è poco da ridere, la questione è assai seria. E comunque finisca il 5 novembre, le conseguenze saranno gravi.

Durante le vacanze, rileggersi Dorian Gray
3 ore fa | Sab 27 Lug 2024 06:44

Dentro una vecchia scatola di vecchi libri ho riscoperto, nell’elegante formato economico d’antan degli Oscar Mondadori, la mia copia, pensata perduta dai tempi del liceo, de “Il ritratto di Dorian Gray”. Ho sentito subito un’irrefrenabile tentazione, cui non si poteva non cedere, of course, di rileggere la vicenda di questo bellissimo giovane che perde l’anima nella contemplazione della sua stessa bellezza divenuta opera d’arte. L’ho trovato datato, artificioso e splendido. Indispensabile come lettura per le vacanze per i nostri ragazzi, se non altro per gli affettati aforismi di Lord Henry Wotton, così immorali da far impallidire anche un critico del politicamente corretto Lord Henry, maestro di vita e d’immoralismo per il giovane Dorian Gray, e improbabile necessario maestro per la gioventù colta (diciamo quelli che leggono), schiavizzata dal pensiero del parlare retto.  Negli aforismi di Lord Henry c’è il principio paradossale di una perfetta anti-educazione. Un piccolo esempio: “Oggi molte persone muoiono per una infiltrazione progressiva di buon senso, e si accorgono troppo tardi che le sole cose che non si rimpiangono mai sono le proprie pazzie”. Poi, parlando di coloro che dispensano buoni consigli, afferma: “Agli uomini piace molto regalare proprio quello di cui essi mancano. Io chiamo questi atteggiamenti gli abissi della generosità”. Amare il paradosso è l’anti-correttezza per eccellenza, anche a livello semantico. Il paradosso è un formidabile esercizio logico e quindi dell’intelligenza. È l’unica espressione che contiene moltitudini, contro la stitichezza intellettuale del parlar corretto, e mostra la vivace contraddittorietà dinamica in cui consiste l’esistenza. Il paradosso è sempre debordante, sempre esagerato, tutt’altro che retto e misurato ma allo stesso tempo, grazie alla sua forma logica, tiene in sé ciò che altrimenti sarebbe inconciliabile. Tiene il caos in equilibrio. Attraverso i paradossi di Lord Henry si impara tanto la logica (pietra angolare del pensiero razionale, prima vittima dell’onnipervaisvo emotivismo vittimista contemporaneo) quanto la provocazione e quindi il ribellismo libertario (che dovrebbe essere inevitabile per ogni giovane) contro le ortopediche catene del linguaggio e del pensiero.  Inoltre nel libro si coltivano molti vizi, tra gli altri il fumo, esaltando la potenza estetica (“divento incredibilmente bello con una sigaretta in mano” dice Woody Allen in Manhattan) di questo vizio – che da norma è tornato a essere quasi rivoluzionario – contro il tossico salutismo contemporaneo che è una delle tante forme “addolcite” e altruistiche di rieducazione. Sta scritto sulla impeccabile quarta di copertina di questa vecchia edizione (misurando tutta la distanza rispetto alle “quarte” moraleggianti delle attuali versioni in commercio) che Wilde non fa altro che esaltare “la supremazia dell’artista sulle leggi morali… contro ogni moralismo utilitario e falsamente progressista”.  Al di là delle solite, scolastiche, ma comunque esatte letture sul decadentismo estetizzante del romanzo, comunque non privo di accenni moralistici che non sono altro che il tributo che l’autore paga alla propria epoca, ciò che emana dal libro è una grandiosa volontà di vita, che ne è il tratto, in fin dei conti, più sincero e coinvolgente. Parlando di Dorian Gray, Wilde scrive, “per lui la Vita stessa era la prima e la più grande delle arti; e tutte le altre non avevano maggior valore di una preparazione”. Ma la vita come opera d’arte non è altro che una vita messa in pratica, una messa all’opera totale di se stessi e di tutto ciò su cui si può posare la propria mano e il proprio sguardo. Certo, inevitabilmente, questa idea ha una componente fortemente amorale, poiché di fronte a questa vita lanciata a passo di carica le barriere della morale non possono che essere ignorate. E il “perdersi” diviene un esito possibile, accettato e accettabile, per assaporare una diversa e più profonda conoscenza.

Una brutta campagna elettorale democratica nell’America anni Trenta
3 ore fa | Sab 27 Lug 2024 06:39

"L’estate scivolava verso le convention politiche nazionali”. Sinclair Lewis scrisse la frase nel 1935, in un romanzo intitolato: “Da noi non può succedere”. La dittatura, si intende, come stava capitando in Germania con Adolf Hitler. Era un esorcismo, un atto di fede nella democrazia americana, e nello stesso tempo un accurato studio di come il populismo tende alla cancellazione delle libertà. Non serve un colpo di stato, basta assecondare il malcontento delle persone che non si erano rimesse in sesto dopo la Grande Depressione. Sinclair Lewis aveva già vinto il Nobel (premio non decaduto come adesso, celebrava per la prima volta uno scrittore americano senza considerare la loro letteratura “troppo giovane e immatura”). Era il 1930, lo scrittore del Minnesota lo aveva meritato per “Main Street” e per “Babbit”: il ritratto di una cittadina, con donna ribelle; e il ritratto di un impiegato di mezza età, agente immobiliare annoiato in cerca di promozioni, avventure, una bella automobile. Tra gli scrittori dell’American Way of Life è il meno noto – eppure molto acuto, intelligente e talentoso. H. L. Mencken, che di solito con gli scrittori era perfido, lo celebra come “narratore naturale”.   “Da noi non può succedere” segue l’ascesa del candidato democratico Berzelius Windrip (erano i repubblicani allora a essere più avanti, lo era Abraham Lincoln che abolì la schiavitù). Era un democratico anche Huey Long, governatore della Louisiana che suggerì a Sinclair Lewis questo romanzo, scritto nell’estate del 1935. Long era in corsa per la presidenza con la parola d’ordine “La ricchezza va divisa”; fu assassinato nel settembre 1935. Berzelius Windrip avanza con il diabolico segretario Sarason: guardia del corpo, ufficio stampa e ghost writer. Per conto del senatore ha scritto “Ora Zero - Sopra le righe”. Nella descrizione di Sinclair Lewis: “Un libro gustoso che conteneva più suggerimenti per rimodellare il mondo dei tre tomi di Karl Marx e tutti i romanzi di H. G. Wells messi assieme”. Slogan da gridare in piazza: tutte le combinazioni tra Washington e to wash: la capitale corrotta va ripulita. Bisogna cacciare gli affaristi. Risvegliare lo spirito della nazione. Andare contro le banche senza toccare i banchieri (eccetto i banchieri ebrei, loro vanno cacciati del tutto dalla finanza). Quattromila dollari pronto cassa per ciascun lavoratore – riportati a oggi sarebbero circa 90.000. Alle donne, concessi solo i lavori di cura e di bellezza. Se no a casa, bisogna crescere i futuri cittadini.     Da “Ora zero”, altre massime politiche: “La qualità principale degli statisti di prima classe non è la sottigliezza politica, ma un grande ricco e traboccante amore per ogni tipo di persone e per tutta la terra”. Se, senza opporsi sono disposti a seguirti senza protestare. Quando parla, incanta. Poi arrivati a casa nessuno ricorda le mille promesse, e adulazioni. Altro che “sangue sudore lacrime”: pessime parole per chi intende convincere e piazzare la propria merce. Al contrario: “Non sarò contento – dice il futuro presidente – finché non saremo in grado di produrre ogni cosa di cui abbiamo bisogno: anche caffè, cacao, gomma”. Promette stipendi alti, lavoro per tutti, sussidi – “centinaia di anziani ci credono e trotterellano nel negozio di ferramenta per ordinare nuovi fornelli da cucina, e pentole di alluminio per salse, da pagare dopo l’Inauguration Day”. Naturalmente serve disciplina, guai a chi si mette di traverso verso il radioso futuro: c’è la polizia speciale. Il grande traghettatore non sembra avere grandi meriti. Anzi, “è volgare, quasi analfabeta, un bugiardo pubblico facilmente individuabile”.