Rassegna Stampa Quotidiani
Il Foglio.it
Ombre sulla crescita, il monito dell'Fmi. Che lima al ribasso le stime del governo
1 ora fa | Mar 22 Ott 2024 14:23

Il Fondo monetario internazionale conferma al 3,2 per cento le stime di crescita per l’economia mondiale nel 2024 e 2025. Ma è una crescita bassa, che resterà debole nel medio termine a causa delle tensioni internazionali, dei dazi e dell’alto livello del debito pubblico. "L’inflazione è in calo e l’atterraggio morbido è alla portata, ma i rischi sono in aumento", sottolinea il capo economista Pierre-Olivier Gourinchas. In questo contesto di "alta incertezza", il rapporto annuale dell’Fmi, il World Economic Outlook, appena pubblicato, alza ancora una volta le previsioni per gli Stati Uniti, scommette sulla possibilità che la Germania sfugga alla contrazione del pil quest’anno e indica allo 0,7 per cento la crescita italiana nel 2024 (0,8 per cento nel 2025).   Nell'Eurozona il pil, un po' più debole rispetto alle proiezioni di aprile e luglio 2024, dovrebbe crescere di un modesto 0,8 per cento nel 2024, grazie al miglioramento delle esportazioni, in particolare di beni, e nel 2025 dovrebbe salire ulteriormente all'1,2, grazie al rafforzamento della domanda interna. È quanto si legge nell'ultimo aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, secondo cui "l'aumento dei salari reali dovrebbe stimolare i consumi e un graduale allentamento della politica monetaria dovrebbe sostenere gli investimenti".       L'eurozona cresce, ma a rilento  Nell’area dell’euro, sostiene l’Fmi, la crescita sembra aver toccato il punto più basso nel 2023 (0,4 per cento). Per quest’anno si prevede, però, solo un aumento del pil dello 0,8 per cento (meno 0,1 rispetto a luglio), seguito dall’1,2 nel 2025, grazie al rafforzamento della domanda interna. L’aumento dei salari reali dovrebbe incentivare i consumi e il taglio dei tassi dovrebbe sostenere gli investimenti.   I tecnici di Washington sottolineano anche che "la persistente debolezza del settore manifatturiero pesa sulla crescita di paesi come la Germania e l'Italia", nonostante la crescita del prodotto nel nostro paese resti sostanzialmente invariata rispetto alle stime di aprile, con un più 0,7 per cento nel 2024 e un più 0,8 per cento nel 2025. Nel suo aggiornamento, il Fmi conferma così l’asticella per il 2024 e lima al ribasso dello 0,1 quella per il 2025, rispetto alle previsioni di luglio. Il governo giudica invece raggiungibile l'1 per cento in più per quest’anno e una ulteriore spinta al più 1,2 per cento. E non è una consolazione sapere che nel 2024 la Germania farà anche peggio di noi, con una crescita stimata (di poco) sotto lo zero: meno 0,2 punti percentuali rispetto a luglio. Per il 2025 il Fondo stima una crescita tedesca allo 0,8 per cento rispetto all'Outlook di aprile (meno 0,5 punti percentuali). La domanda interna dell'Italia, secondo l'Fmi, dovrebbe infatti beneficiare del Pnrr, mentre la Germania "è messa a dura prova dal consolidamento fiscale e dal forte calo dei prezzi degli immobili"      Stati Uniti, Cina, India e Brasile Negli Stati Uniti, la crescita prevista per il 2024 è stata corretta ancora al rialzo e sale al 2,8 per cento, lo 0,2 per cento in più rispetto alle previsioni di luglio e lo 0,7 per cento rispetto a gennaio. A ottobre del 2023, la stima era ferma all’1,5 per cento. Investimenti non residenziali e consumi e sono più forti del previsto. L’Fmi prevede che la crescita rallenterà al 2,2 per cento nel 2025, in presenza di un (supposto) inasprimento della politica fiscale e del raffreddamento del mercato del lavoro.   I mali della Cina sono noti: bassa fiducia dei consumatori, invecchiamento della popolazione e soprattutto crisi immobiliare, un fattore di rischio globale. Un ulteriore calo dei prezzi è "plausibile" e potrebbe ridurre ancora fiducia e consumi. Il pil del Dragone crescerà del 4,8 per cento nel 2024 (-0,2% rispetto a luglio), grazie soprattutto a esportazioni più forti del previsto, ma la proiezione sui mercati esteri, se continuerà a essere sostenuta da massicci sussidi, porta con sé il rischio di reazioni più dure da parte di Usa e Ue. Per il 2025, l’Fmi prevede una crescita del 4,5 per cento.   E mentre i Brics si incontrano nel summit di Kazan, in Russia, è interessante constatare come, per il Fondo, l’economia indiana stia tornando verso il suo potenziale di crescita, man mano che si esaurisce la lunga fiammata della domanda post-pandemia. Il pil indiano frena rispetto all’8,2 per cento del 2023, ma resta fuori scala, al 7 per cento nel 2024 e al 6,5 per cento nel 2025. Tra gli altri grandi emergenti, spicca la revisione al rialzo dello 0,9 per cento (rispetto a luglio) per il Brasile nel 2024, con una crescita attesa del 3 per cento (2,2 per cento nel 2025), grazie al rafforzamento di consumi e investimenti privati nella prima metà dell’anno.       Le misure da prendere Il ritorno dell'inflazione mondiale vicino agli obiettivi delle banche centrali consente di cambiare le politiche per rivitalizzare la crescita dell'economia mondiale. Servono cambiamenti per la politica monetaria, le politiche fiscali e le riforme orientate a stimolare la crescita, dice il capo economista del Fmi. Si tratta di politiche in grado di dare "il tanto necessario respiro macroeconomico, in un momento in cui i rischi e le sfide rimangono elevati". La prima, la politica monetaria, scrive, è sulla buona strada con le maggiori banche centrali che hanno avviato i tagli dei tassi per muoversi verso una politica monetaria neutrale (è ancora restrittiva) anche se bisognerà restare vigili considerando che l'inflazione nei servizi è ancora alta. Per le politiche fiscali bisogna stabilizzare il debito e ricostituire i tanto necessari cuscinetti di avanzo primario. Il "sentiero da percorrere è stretto" sostiene l'Outlook: "ritardare il consolidamento aumenta il rischio di aggiustamenti disordinati imposti dal mercato, mentre una svolta eccessivamente brusca verso una stretta fiscale potrebbe essere controproducente e danneggiare l'attività economica". Il terzo perno delle politiche è rappresentato dalle riforme in grado di stimolare la crescita e alzare la produttività. "Sfortunatamente, le prospettive di crescita per i prossimi cinque anni rimangono poco brillanti, al 3,1 per cento, il tasso più basso degli ultimi decenni". In gran parte riflette le prospettive più deboli della Cina ma anche le prospettive a medio termine di altre regioni, tra cui l'America latina e l'Unione europea, si sono deteriorate.

L'accusa del Consiglio d'Europa all'Italia: "Razzismo tra le forze dell'ordine". Meloni: "Basta ingiurie"
2 ore fa | Mar 22 Ott 2024 14:15

Le forze dell'ordine italiane fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine. E le principali vittime di quest'attività sarebbero gli esponenti della comunità rom e delle persone di origine africana. E' questa l'accusa contenuta nell'ultimo rapporto curato dall'Ecri, l'organo anti razzismo e intolleranza del Consiglio d'Europa. "L'Ecri rileva con seria preoccupazione che il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo negli ultimi anni e che i discorsi politici hanno assunto toni altamente divisivi e antagonisti, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti" si legge nel documento, aggiornato lo scorso aprile. Sempre secondo l'Ecri, le autorità italiane "non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l'esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale". Nei suoi rilievi l'Ecri aggiunge anche un "rammarico" a proposito delle leggi italiane sulla cittadinanza.  Tanto è bastato perché si rinfocolassero le polemiche tra il governo italiano e le istituzioni sovranazionali. Questo benché il Consiglio d'Europa nulla abbia a che fare con l'Unione europea. "L'Ecri, organo del Consiglio d'Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell'Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie", ha commentato la notizia su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Seguita a ruota anche dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Il Consiglio d'Europa, il cui scopo dovrebbe essere promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi in Europa, trova il tempo di esprimere un pesante giudizio verso le Forze di Polizia italiane arrivando addirittura ad accusarle di razzismo. È inaccettabile che un'organizzazione internazionale - di cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo - insulti donne e uomini che con dedizione ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la sicurezza dei cittadini", ha dichiarato il titolare del Viminale. Sul punto è intervenuto anche il segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini. "Donne e uomini in divisa attaccati vergognosamente dall'Ecri, un ente inutile pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Come Lega proporremo di risparmiare questi soldi per destinarli alla Sanità anziché infangare le nostre forze dell'Ordine. Polizia italiana razzista nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. Se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti a casa loro a Strasburgo", il messaggio del leader del Carroccio.

Trump che serve al McDonald's e il cortocircuito tra realtà e finzione
3 ore fa | Mar 22 Ott 2024 12:24

Grande scandalo poiché Donald Trump ha servito per un quarto d’ora i clienti di un McDonald’s in Pennsylvania, però facendo finta. Nel senso che – spiegano i giornali – il fast food risultava chiuso e gli avventori erano stati convocati in loco appositamente selezionandoli fra sostenitori del Gop. Certo, dal punto di vista meramente definitorio, verrebbe da chiedersi se la finta in realtà non fosse vera: di fatto equivaleva a far chiudere il locale noleggiandolo per un evento privato, in cui degli invitati venivano serviti da chi gli pareva, che nella circostanza specifica capitava essere anche candidato alla Casa Bianca. Dal punto di vista della campagna elettorale, poi, la polemica fa sbadigliare, in quanto si tratta di una photo opportunity, ossia della creazione artificiale di un contesto da utilizzare come scenografia per la propaganda; si è sempre fatto, sempre si farà e, sotto questo aspetto, qualsiasi campagna elettorale a ogni latitudine andrebbe considerata finta dall’inizio alla fine.   Il fatto è che, con tutto ciò che ha combinato Trump, focalizzarsi su ogni minimo dettaglio per screditarlo rischia di far perdere la visione d’insieme. Va bene, l’immagine di un anziano vip che serve in cravatta hamburger e patatine sarà stata finta, ma era verosimile. Del tutto assurda appariva invece l’immagine di uno sciamano che irrompe in parlamento per spaccare tutto. Eppure era vera.

Niccolò Pisilli e il sogno autarchico capitolino
4 ore fa | Mar 22 Ott 2024 11:54

A volte pasticcia, a volte è impreciso, sbaglia, fa confusione, eppure, paradossalmente, questo è un bene, il suo vero punto di forza. A vent’anni tutto questo può essere perdonato. Perché tra i giovani, in Europa a vent’anni si è meno giovani che in Italia, che hanno iniziato a giocare con una certa regolarità in Serie A, non sono molti i giocatori come Niccolò Pisilli.   Il centrocampista della Roma ha qualcosa che in molti forse non avranno mai: la voglia di essere un punto di riferimento, la mancanza quasi totale di timidezza calcistica. Non vive in campo con la paura di sbagliare, sa, forse inconsciamente, che l’errore esiste, è una possibilità. E capire questo è la via migliore per diminuire gli sbagli. Soprattutto sa che giocare a calcio vuol dire essere capace di prendersi responsabilità.  Niccolò Pisilli è uno che apprezza avere il pallone tra i piedi, ma non ne è geloso, lo passa, quasi sempre a chi è in una posizione migliore della sua per puntare verso l’area avversaria. E quando non ce l’ha sa che serve correre, rincorrere, che la fatica fisica è qualcosa di non evitabile, serve accettarla senza farsi troppi problemi.  Coi piedi ci sa fare Niccolò Pisilli anche se forse non ha l’estro del campione. Poco male. Ne è piena la storia del calcio di squadre che sono state capaci di vincere grazie a giocatori buoni senza essere fenomeni. Tutta gente però che giocava per gli altri e con gli altri senza avere l’ossessione dell’uno solo contro tutti, lo slittamento narcisista di chi crede di essere il solo a poter decidere le partite.  Sbaglierà pure Niccolò Pisilli, ma quando lo fa è di solito per generosità, o meglio per voglia di fare, non certo per egoismo. Voglia di fare che lo fa muovere forse più del dovuto, ma è confusione d’entusiasmo la sua. Quella che va incanalata in una libera e autonoma disciplina calcistica, che raffina solo grazie agli altri, con la capacità di prendere coscienza dei propri limiti e dei propri errori.  Niccolò Pisilli si trova a giocare con addosso la maglia che ha sempre sognato di indossare, che ha portato per tutte le giovanili e ora in prima squadra. Nuovo rappresentante di quel racconto intergenerazionale che si può sintetizzare con “la Roma ai romanisti”. Quello che ha unito gli Egidio Guarnacci ai Picchio De Sisti, gli Alberto Ginulfi ai Francesco Rocca, gli Agostino Bartolomei, i Bruno Conti e sino ai Francesco Totti e i Daniele De Rossi (e via andante sino a oggi). Come fosse un sogno autarchico capitolino di riproposizione dell’Impero che fu. Qualcosa di rischioso, perché identitario, ma capace di spronare e far dare ancor di più di quello che un giocatore sarebbe capace di dare. A patto che non diventi prigione.  Niccolò Pisilli ha il sorriso di chi non vorrebbe essere altrove. Ha i modi gentili di chi sa di non essere un eletto, ma solo un ragazzo come tanti, ma che gioca dove vorrebbe giocare.            Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.

L'Ungheria chiede la revoca dell'immunità per Ilaria Salis
5 ore fa | Mar 22 Ott 2024 11:06

Durante la sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, gli eurodeputati ungheresi di Fidesz, il partito di Viktor Orbán hanno chiesto di revocare l'immunità a Ilaria Salis, eletta con Alleanza Verdi-Sinistra. Richiesta che ora, come ha dichiarato la presidente del Parlamento Roberta Metsola "è sottoposta alla commissione per gli affari legali". E' stata la stessa eurodeputata ad anticipare la notizia su X con un post in cui auspica che "il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una 'democrazia illiberale' in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza".     L'ex insegnante milanese è stata detenuta per quindici mesi nelle carceri di Budapest per aver preso parte nel 2023 ad alcuni scontri contro esponenti dell'estrema destra ungherese e, dopo gli arresti domiciiari, è stata eletta lo scorso giugno all'Europarlamento ottenendo l'immunità e quindi la libertà. Sempre su X, le ha risposto il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs: "Il fatto che ti comporti come una sorta di vittima non è solo sconcertante, ma anche assolutamente disgustoso. Lasciatemi chiarire ancora una volta: non sei stata arrestata per le tue 'opinioni politiche', sei stata arrestata e processata per casi di aggressione a mano armata contro ungheresi innocenti!". E ha concluso accusando l'eurodeputata di essere una delinquente: "Tutta questa farsa è uno scherzo, tu non sei democratica e non sei una martire. Sei una delinquente comune". Ilaria Salis ha ricordato che questa richiesta di revoca dell'immunità non è stata "una coincidenza" perché è avvenuta "il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán". Salis si riferisce alla sua accusa contro il presidente magiaro di aver reso l'Ungheria "un regime illiberale e oligarchico, uno stato etnico autoritario che alcuni definiscono addirittura una tirannia moderna". Orbán aveva risposto duramente all'eurodeputata: "Trovo assurdo dovere ascoltare Ilaria Salis, che aveva picchiato con sbarre di ferro persone pacifiche a Budapest. Proprio lei parla di stato di diritto?".   Dall'Italia Nicola Fratoianni ed Angeli Bonelli di Avs ribadiscono la loro solidarietà per Salis auspicando "che il Parlamento Europeo respinga questa richiesta consapevoli del fatto che in Ungheria non sussistono le condizioni per un processo giusto ed equo". Sollevano inoltre dei dubbi sul sistema giudiziario ungherese: "In questi mesi, e prima durante il lungo periodo di detenzione a cui è stata sottoposta Ilaria, le autorità ungheresi hanno più volte dimostrato di aver già emesso una sentenza di condanna prima ancora che il processo avesse inizio. Ora tocca al Parlamento Europeo ribadire - concludono Bonelli e Fratoianni - che la democrazia e la tutela dei diritti non possono essere messe in discussione".

La lunga strada di Deniz Undav
6 ore fa | Mar 22 Ott 2024 10:02

Fino a quattro anni fa nessuno conosceva il suo nome. Perché allora Deniz Undav non era nemmeno un calciatore professionista. Dopo aver frequentato il settore giovanile del Werder Brema il ragazzo di origini curde era stato risucchiato nelle sabbie mobili del calcio amatoriale tedesco. La grande delusione era arrivata in un pomeriggio come tanti del 2012. Deniz aveva 16 anni ed era stato convocato dai vertici del suo club. Senza troppi giri di parole gli avevano comunicato che non rientrava nei piani futuri della società. Era troppo basso. E anche troppo grasso. Per un attimo Undav deve aver sperimentato sulla sua pelle quella frase di Ninna nanna di Chuck Palahniuk: "Pietre e bastoni ti rompono le ossa. Ma occhio a quelle cazzo di parole". È una bocciatura che fa male. Molto. Perché Deniz è un ragazzo della Bassa Sassonia, che poi si trova al Nord della Germania, uno nato a pochi chilometri da Brema e che da bambino ha imparato a tifare per il Werder. "È stata davvero molto dura, sembrava che fosse tutto finito – ha raccontato qualche tempo fa - Mi ci sono voluti un paio di giorni per farmene una ragione, ma poi ho guardato avanti".   Undav impara a sognare in economia. Nel vero senso della parola. A 19 anni debutta in prima squadra con l’Havelse, in Regionalliga, la quarta serie tedesca. È qualcosa che va molto al di là del concetto di periferia del calcio. Il club gli passa 150 euro al mese. Per il resto deve arrangiarsi da solo. Undav inizia a lavorare in una fabbrica. Il suo turno inizia alle quattro di mattina. Poi ci sono gli allenamenti. Daniz torna a casa allucinato dalla fatica. Ma è da quella fabbrica che inizia una scalata lenta e senza rete di sicurezza.   Dopo un anno passa all’Eintracht Braunschweig II, nella stessa categoria, poi prova il saltino con la maglia del Meppen, in Serie C. La chiamata che gli cambia la vita arriva nel 2020. L’Union Saint-Gilloise sarebbe interessata a offrirgli un contratto. Per la Serie B belga. È poco, ma comunque abbastanza. Daniz accetta e ringrazia. Contribuisce subito alla promozione del club. Poi al suo primo ballo nella massima serie diventa devastante. Segna 26 reti. Trascina il club neopromosso a un passo dalla vittoria del titolo. Il Brighton rimane così impressionato dalle sue caratteristiche che lo acquista già a gennaio e lo parcheggia in prestito fino a fine mese. È un balzo importante. Anche troppo. Il rischio di bruciarsi è alto. Così dopo un’annata non proprio scintillante con maglia dei "Seagulls" viene spedito in prestito allo Stoccarda. "Giocherà una trentina di partite e poi tornerà qui – garantisce De Zerbi – credo in lui sia come calciatore che come uomo". La storia andrà in maniera diversa.     Nella città della Mercedes l’operaio diventa una macchina da gol. Gioca sia da trequartista che da punta. E segna in tutti i modi. Di destro, di sinistro, di testa, in tap-in, chiudendo un triangolo, in tuffo, in elevazione, ma quasi mai da fuori. L’area diventa il suo giardino di casa. A fine anno fanno 18 gol e 10 assist. Un bottino impressionante per un esordiente. In patria prendono a paragonarlo a Füllkrug. Ma lui va molto oltre.     Questa è la stagione del suo capolavoro. Undav segna in Nazionale. E realizza una doppietta nel 5-1 contro il Dortmund. Restando sempre uguale a se stesso. "Quando ero piccolo incontrai un giocatore famoso e gli ho chiesto una foto – ha detto – era stressato e mi evitò. Per questo dico sempre sì ai tifosi, voglio che tutti dicano che sono un bravo ragazzo". E questa per lui è la sfida più importante.

Blinken è di nuovo in Israele, ma le possibilità di immediati progressi diplomatici stanno a zero
8 ore fa | Mar 22 Ott 2024 08:06

Il segretario di stato americano Antony Blinken è arrivato in Israele per un nuovo round di incontri. L'obiettivo, molto complesso, è di raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano a Hamas. Ci potrebbe anche essere una trattativa sul corpo del leader di Hamas Yahya Sinwar - ucciso mercoledì scorso e portato in Israele - che Hamas avrebbe interesse a seppellire in Palestina. Quello che inizia oggi - e che durerà fino al 25 ottobre - è l’undicesimo viaggio di Blinken in Medio oriente da quando è iniziata la guerra, il 7 ottobre dell'anno scorso: oggi il segretario di stato incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog e poi si sposterà in Giordania e in Qatar, gli altri principali paesi coinvolti come intermediari nelle trattative.     Tuttavia, le possibilità di un immediato progresso nel cessate il fuoco sono molto remote, scrivono molti osservatori internazionali. Secondo Tom Bateman, corrispondente della Bbc che si trova in viaggio con Antony Blinken, "questo viaggio è stato organizzato in fretta e furia poche ore dopo l'uccisione di Sinwar, quando l'amministrazione Biden ha visto l'opportunità di rilanciare la diplomazia. Ma potrebbe essersi mosso troppo in fretta. È già chiaro che le possibilità di qualsiasi progresso immediato sembrano prossime allo zero. Gli americani riconoscono che al momento non c'è nessuno con cui negoziare, mentre Hamas sta cercando di capire chi sarà il suo leader e se tornerà al tavolo delle trattative".  Inoltre le imminenti elezioni americane, in vista il 5 novembre prossimo, rendono ancora più incerta la posizione di Joe Biden. Netanyahu, che ha stretti rapporti con il candidato Repubblicano Donald Trump, potrebbe preferire attendere l'insediamento di una nuova amministrazione prima di muovere qualsiasi passo diplomatico. E resta anche da capire cosa farà Tel Aviv in risposta all’attacco missilistico iraniano dello scorso primo ottobre. Il prospettato attacco israeliano contro l'Iran potrebbe rendere ancora più grave una situazione che ieri l’inviato speciale del governo statunitense in Libano, Amos Hochstein, ha definito "degenerata a un livello fuori controllo".     Intanto l'inviato americano Amos Hochstein, da ieri a Beirut, ha presentato una proposta per arrivare al cessate il fuoco in Libano, della quale parlerà anche Blinken agli israeliani, Il quotidiano libanese al Akhbar, vicino a Hezbollah, riporta il documento americano: "Lo scopo è impedire qualsiasi presenza armata nelle zone libanesi e nei villaggi vicini al confine", ossia espandere l'area dove non ci sarà la presenza di Hezbollah a qualche chilometro oltre il fiume Litani. L'Unifil verrà rafforzato e avrà l'autorità di perquisire case, veicoli o avamposti sospettati di contenere armi.    Almeno 13 raid aerei sono sta ti lanciati dall'aeronautica israeliana tra ieri sera e le prime ore del mattino di oggi contro il bastione di Hezbollah nel sud di Beirut, dopo che l'Idf ha accusato le milizie filoiraniane di aver nascosto "mezzo miliardo di dollari in banconote e oro" in un bunker sotto l'ospedale al Sahel nel sobborgo meridionale di Dahiyeh, nonostante il paese stia attraversando una crisi finanziaria che dura da anni. L'ospedale ha affermato che sta evacuando i pazienti in un luogo più sicuro e il direttore Fadi Alameh ha dichiarato alla tv locale al Jadeed che l'istituto, che opera nell'area da 42 anni, dispone di sale operatorie sotterranee e non ha legami con le milizie sciite. L'Idf ha dichiarato che "l'ospedale non sarà attaccato, poiché è in guerra con Hezbollah e non con il popolo libanese". Il portavoce dell'Idf Daniel Hagari ha dichiarato ieri sera che il bunker si trova "nel cuore di Beirut, in via Derm 7, è uno dei bunker dove si nascondeva Hasan Nasrallah, scavato deliberatamente sotto l'ospedale".

Il patto Italia-Albania sui migranti non piace al 48 per cento degli italiani. Favorevole il 39
8 ore fa | Mar 22 Ott 2024 08:03

Il caso dei dodici migranti portati in Albania e, per decisione dei giudici del Tribunale di Roma, riportati in Italia, ha acceso il dibattito sui centri costruiti oltremare. Secondo l'ultimo sondaggio di Swg (per La7) quasi la metà degli italiani  ritiene sbagliata la soluzione adottata dal governo: tra questi, il 33 per cento la considera "inutile" mentre per un altro 15 per cento il protocollo è "sbagliato perché viola il diritto internazionale". Tra chi si dice contrario, il 73 per cento vota centrosinistra, mentre il 32 per cento è del centrodestra. È invece a favore dei centri il 39 per cento degli italiani: per il 15 per cento di loro sono 2efficaci",  "innovativi" per il restante 24 per cento. Il 13 per cento invece non si esprime. Tra chi guarda di buon occhio la soluzione albanese solo il 21 per cento vota centrosinistra, invece il 60 per cento vota centrodestra.   Le intenzioni di voto Analizzando le intenzioni di voto, si può osservare come, rispetto alla settimana precedente, queste non siano cambiate di tanto. Fratelli d'Italia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni resta il primo partito e registra un +0,2, arrivando a 29,5 per cento dei consensi. Per quanto riguarda le altre forze della maggioranza, Forza Italia resta stabile al 9 per cento, la Lega cresce di 0,3 arrivando all'8,9 per cento, invece Noi moderati scende all'1 per cento (-0,1 rispetto alla settimana precedente). All'opposizione, cresce di 0,3 per cento il Partito democratico della segretaria Elly Schlein ( 22,6 per cento), mentre il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte perde altrettanti punti percentuali e scende all'11,4 di preferenze. Alleanza Verdi-Sinistra resta al 6,8 per cento. Anche al centro, si registrano pochissime variazioni: Azione cala al 2,5 per cento e perde gli stessi punti (-0,2) di Italia Viva che invece arriva al 2,1 per cento, mentre +Europa è all'1,9 per cento (+0,1).

Meloni e Giorgetti hanno un debito con il ceto medio tartassato
10 ore fa | Mar 22 Ott 2024 06:05

I soldi ancora non ci sono e il governo già litiga su come usarli. Il dibattito nel centrodestra sull’uso delle risorse provenienti dal Concordato preventivo biennale è: taglio dell’Irpef per i redditi medio-alti o estensione della flat tax fino a 100 mila euro? Il nuovo strumento, introdotto dal governo Meloni, punta a un “rapporto collaborativo e semplificato” con le partite Iva. L’Agenzia delle entrate, sulla base dei dati finanziari in possesso, fa una proposta e in cambio il contribuente che l’accetta paga un’aliquota agevolata sul reddito concordato eccedente la dichiarazione dell’anno prima. Ovviamente, una volta accettata la proposta, gli eventuali maggiori redditi conseguiti nel biennio successivo non verranno tassati. In sostanza, l’erario chiede a chi evade le tasse di pagarne un po’ di più, con la promessa di non fare controlli fiscali. Ciò vuol dire che chi accetta la proposta presume di pagare meno del dovuto e, per giunta, ottenendo la garanzia di averlo fatto nel rispetto delle regole. A questi vantaggi, il governo ha aggiunto anche il ravvedimento speciale per una delle annualità tra il 2018 e il 2022. Insomma, il ministero dell’Economia – in particolare il viceministro con delega alle Finanze Maurizio Leo e il ministro Giancarlo Giorgetti – puntano molto, anche con una campagna pubblicitaria, al successo del concordato preventivo che si chiuderà il 31 ottobre. Tralasciando il dibattito sulla misura – tra chi la vede come un “condono preventivo” per gli evasori e chi come uno strumento per aumentare la compliance in un paese dove i controlli su tutti sono impossibili e chi, infine, la vede come un’occasione mancata – è interessante concentrarsi sull’uso che il governo intenderà fare del gettito derivante dal Concordato preventivo che, secondo alcune stime preliminari, potrebbe essere attorno ai 2 miliardi. Naturalmente solo dopo il 31 ottobre si saprà quante saranno le entrate effettive. Si scontrano due ipotesi, dato che verosimilmente le risorse non saranno sufficienti a soddisfarle entrambe. Da un lato c’è la proposta, sostenuta soprattutto da Forza Italia con Antonio Tajani, che punta a un taglio dal 35% al 33% della seconda aliquota Irpef, quella che si applica allo scaglione tra 28 e 50 mila euro (e di conseguenza anche a quelli superiori). Dall’altro la Lega di Matteo Salvini, che invece punta a un allargamento della cosiddetta flat tax (il regime forfetario) per gli autonomi da 85 a 100 mila euro di fatturato. In sostanza, la prima opzione punta a redistribuire a favore del lavoro dipendente il gettito recuperato dagli autonomi che aderiscono al Concordato preventivo, mentre la seconda opzione a riversarlo all’interno della stessa categoria delle partite Iva. La prima strada dovrebbe essere quella privilegiata, anche perché il decreto Anticipi all’art. 7 dice che le risorse devono essere “prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote” Irpef, ma Giorgetti ha lasciato aperta l’ipotesi di un intervento sulla flat tax chiesto da Salvini. Non c’è dubbio che, tra le due categorie, i redditi medio-alti sottoposti a Irpef siano stati finora quelli tartassati dal governo Meloni. In primo luogo sono i contribuenti da cui il Mef, attraverso il fiscal drag, ha incassato i suoi “extraprofitti” da inflazione. Come mostrano le recenti analisi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), il drenaggio fiscale – cioè l’aumento delle imposte dovuto all’interazione tra inflazione e aliquote progressive – si è mangiato tutti i tagli dell’Irpef dell’ultimo decennio: dagli 80 euro di Renzi alla riforma Draghi, fino all’accorpamento a tre aliquote del governo Meloni. La premier e il ministro Giorgetti hanno scelto, attraverso la decontribuzione, la principale misura di politica economica dell’esecutivo, di proteggere i redditi medio-bassi dall’inflazione usando le risorse prelevate dai redditi medio-alti. Un’analisi dell’Upb mostra come fino alla soglia di 35 mila euro la decontribuzione e la riforma Irpef hanno più che compensato il fiscal drag: i redditi medio-bassi hanno quindi, tra Irpef e contributi, pagato meno tasse. Mentre per chi ha un reddito sopra i 35 mila euro il fiscal drag è stato prevalente: ha pagato più tasse di prima. Inoltre, già nella scorsa legge di Bilancio il governo ha sterilizzato gli effetti del taglio dell’Irpef per i redditi oltre i 50 mila euro tagliando di 260 euro le detrazioni. Infine, in questa legge di Bilancio, Giorgetti punta a recuperare almeno un miliardo tagliando ulteriormente le detrazioni dei redditi più elevati. Invece gli autonomi che negli anni passati hanno ricevuto l’ampliamento della flat tax – oltre a pagare di per sé meno imposte rispetto a un analogo reddito sottoposto a Irpef – sono stati anche protetti dal fiscal drag fino alla soglia di 85 mila euro grazie all’aliquota unica. Per giunta ora, a questi stessi contribuenti, viene offerto il Concordato preventivo biennale: una facoltà che, ovviamente, non è disponibile per chi paga l’Irpef. Sarebbe quindi davvero paradossale se Meloni e Giorgetti decidessero di usare il gettito che arriva dal Concordato preventivo per abbassare ulteriormente le tasse agli autonomi. Perché, a ben guardare, una limatura dell’Irpef ai redditi medio-alti non sarebbe neppure un taglio delle tasse: sarebbe solo una parziale restituzione dell’aumento della pressione fiscale subìto negli ultimi anni.

La manovra va ancora ridefinita: salta la conferenza di Meloni
10 ore fa | Mar 22 Ott 2024 06:05

Salta la conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, annunciata per le 9.30, dopo l'approvazione in Cdm della manovra la scorsa settimana. La motivazione ufficiale è quella dell'assenza del vicepremier Antonio Tajani per una riunione del G7 ma è chiaro, secondo diversi esponenti della maggioranza, che la scelta vada anche legata all'allungamento dei tempi per l'approdo della legge di bilancio in Parlamento. I tecnici sono ancora al lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli anche se l'arrivo alla Camera non dovrebbe tardare oltre mercoledì, è la convinzione. Ovviamente dopo il passaggio al Quirinale, dove il testo - come accaduto anche in passato - non è ancora approdato nella sua interezza.    Tra i nodi che ci sarebbero ancora da sciogliere, ci sarebbe anche quello dell'esatta formulazione della norma sul contributo degli istituti bancari che dovrebbe prevedere un anticipo sulle Dta (le imposte differite attive) del valore di tre miliardi. A motivare il rinvio della conferenza stampa potrebbe essere entrata anche la valutazione che, in assenza della manovra e a fronte del duro scontro in atto con le toghe, quest'ultimo tema avrebbe potuto monopolizzare l'intero appuntamento.    Intanto il concordato biennale, l'asso su cui il governo punta per provare ad allargare il raggio d'azione della manovra, procede a rilento. Gettando incertezza non solo sul potenziale impatto del taglio dell'Irpef ai ceti medi, ma anche sulla possibilità di accontentare gli appetiti emersi nella maggioranza. Ma al ministero dell'Economia vige la cautela: anche perché la priorità ora è la rifinitura del testo. "La stanno continuando a mettere a posto", dice il sottosegretario all'Economia Federico Freni, ricordando che dietro la legge di Bilancio c'è tutto il lavoro sulle tabelle, che richiede tempo. Intorno al concordato biennale crescono le incertezze, con il termine del 31 ottobre che si avvicina. Un sondaggio del Sole 24 Ore tra i lettori che operano nell'area fisco-lavoro, svela che secondo 9 professionisti su 10 per ora ha aderito una percentuale non superiore al 10 per cento dei propri clienti. "È un flop totale", attacca il M5s. Ma al Mef si professa cautela, anche perché i dati potrebbero arrivare non prima di metà novembre. "Prima vediamo quanto arriva, poi ci sediamo al tavolo tutti insieme, come fa una coalizione, e decidiamo cosa farci", dice Freni.    Che il cantiere sia ancora aperto lo fanno capire anche le parole del presidente di Confindustria Emanuele Orsini. "Stiamo dialogando", dice il leader degli industriali, soddisfatto per il cuneo fiscale e anche del fatto che "in parte" si sia andati incontro alla proposta di un piano casa per i lavoratori. Ma potrebbe esserci altro. Una delle soluzioni proposte da Confindustria e su cui si sta "dialogando" è un'Ires premiale per chi mantiene il 70 per cento degli utili nell'azienda: questo, spiega Orsini, "ci darebbe la possibilità di recuperare una parte di ciò che abbiamo perso con l'Ace". Nel frattempo già si ragiona sulle modifiche da apportare al testo in Parlamento. Quella sui bitcoin è già sicura. È la sola tassa che è "aumentata" e "che spero non resterà così", dice Freni, che conferma l'impegno della Lega per cambiarla. Nel mirino c'è anche la stretta sul tetto agli stipendi (da 240mila a 160mila euro lordi annui) dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dello stato, su cui molti potenziali obiettivi avrebbero già mostrato disappunto: la misura dovrebbe essere confermata in manovra, ma non è ancora chiaro con quale perimetro. Spunta anche la preoccupazione di Confedilizia per gli "annunciati tagli e complicazioni che renderanno in molti casi inutilizzabile un sistema di incentivi fiscali che era in essere da più di un quarto di secolo". Gli ultimi dati dell'Enea sul Superbonus confermano il trend di crescita delle detrazioni per lavori conclusi: gli oneri per lo stato al 30 settembre mostrano una leggera crescita, superando i 123 miliardi.   Non si spegne intanto la polemica sulle risorse alla sanità. "Sono completamente false le mistificazioni" di chi parla di "tagli sulla sanità", dice il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. Al fondo sanitario nazionale arriveranno altri "2,3 miliardi, forse anche qualcosa in più", chiarisce Freni.

L’ossessione musicarella della sinistra libraria per la cultura delle destre che sfascia l’Europa
11 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:49

Non si vorrebbe dare l’impressione di attribuire troppa importanza alla Buchmesse di Francoforte, che è una importantissima fiera di settore, dove contano gli operatori, non gli or... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Cambiare le regole. Sì ma come? Dibattito fra esperti sulla querelle del “paese sicuro”
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:14

Paese sicuro o non sicuro? Il dilemma del “modello Albania” si attorciglia su questo giudizio, diventato una sorta di tagliola giuridica che ha bloccato il progetto del governo ita... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

La volta che i ladri hanno fatto il bagno al rapinato
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:13

Stavo lavando un estraneo alto un metro. A un certo punto entrano nella villa dove stavamo facendo “il verso”. I ladri si mettono a lavarlo anche loro. Ero geloso! “Cosa fate, disgraziati, drogati...”. Loro: “Preferivi che rubavamo nella casa?”. Estraneo: “In effetti hanno ragione, meglio che vanno avanti a lavarmi”. Io: “Ma per quanto tempo?”. “Per il tempo che serve ai nostri vizi”. Estraneo: “Se mi lavate le ascelle sappiate che sono allergico al marsiglia!”. “Ha fatto benissimo a dirlo, usiamo un prodotto neutro”.

La scommessa sull’Ue vinta a metà di Maia Sandu
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:10

Ogni scheda elettorale è stata scrutinata con la consapevolezza che poteva fare la differenza e, alla fine, per 13.596 voti, il referendum organizzato in Moldavia con la proposta di inserir... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

La piacevole scoperta del Liverpool di Slot
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:08

Arne Slot è arrivato al Liverpool in sordina, metaforicamente con lo zainetto sulle spalle, mentre Jürgen Klopp se n’è andato tra lacrime e fanfare. Non poteva essere altrimenti dato che il tecnico tedesco ha riportato i Reds sul tetto d’Inghilterra, d’Europa e del mondo, con quell’aura da squadra, al tempo stesso, forte, divertente, aggressiva e passionale, non senza fragilità, che tanto piace ai tifosi della Kop; emblematica in questo senso la rimonta sul Barcellona in semifinale di Champions che è stata prodromica alla conquista della coppa nella stagione 2018-2019.   Da questo punto di vista Slot è una figura meno empatica, ma il suo Liverpool, al momento, sembra più solido di quello dell’ultimo Klopp, con il recupero importante di alcuni giocatori e una fase difensiva di grande efficacia: a punteggio pieno in Europa e primo in Premier con sette vittorie e una sola sconfitta. E pensare che la prima scelta dei Reds era Xabi Alonso, il quale ha preferito rimanere al Bayer Leverkusen. Slot, però, non sembra il tipo che fa caso a queste cose e nel 2023 ha rifiutato il Tottenham Hotspur, grazie anche al rilancio economico della dirigenza del Feyenoord. Lui che è arrivato a Rotterdam dopo anni di gestioni economiche opache e un’incapacità tecnica ad adeguarsi alle nuove regole del mercato. Le ultime vittorie dei biancorossi risalivano al 2018, èra van Bronckhorst, dove poi né Jaap Stam né Dick Advocaat erano riusciti a risollevare le sorti della squadra.     Arne Slot, dovendo fare i conti con un budget risicato, ha saputo ricostruire ogni anno la rosa, vincendo una volta il campionato, un’altra la coppa d’Olanda e portando il Feyenoord alla finale di Conference League: "Non ho mai avuto la presunzione di poter migliorare individualmente i giocatori. Solo la squadra nel suo insieme può rendere giustizia e far eccellere le qualità del singolo". Dove intensità, aggressività, dinamismo e pressing fanno parte del suo credo tattico, con una solida base olandese contaminata da influenze che vanno da Ancelotti a Sarri da Adriaanse a ten Hag, arrivando a Mourinho, perché come dice Slot: "Ognuno ha il proprio stile, ma chi riesce meglio di altri a fare certe cose va rispettato e studiato".     E così, nel rispetto dell’atteggiamento che Klopp ha impresso al Liverpool in questi anni, il tecnico olandese ha insistito sulla pressione alta senza palla. Da qui nasce la scelta di Diogo Jota come punta centrale nel suo 4-3-3 o 4-2-3-1, dove van Dijk in difesa e il giovane Gravenberch in mezzo al campo, entrambi olandesi, sono due pilastri del gioco reds, con l’ungherese Szoboszlai che ha giovato tantissimo della vicinanza del ventiduenne di Amsterdam, invertendo il triangolo di centrocampo rispetto a Klopp; con Luis Diaz e Mohamed Salah che hanno già segnato cinque reti a testa in Premier League.      Arne Slot è originario della provincia dell’Overijssel, come van Marwijk e ten Hag, per chi ama raggruppare gli allenatori sotto un’unica etichetta, com’era accaduto per il “Laptop Trainer” tedeschi, e prendendolo il Liverpool ha fatto una scommessa ponderata dopo avere speso molto per abbassare l’età media, attualmente di 24 anni della rosa e di 23 dei giocatori finora impiegati. Una scelta controintuitiva della società rispetto a tutto quello che Klopp ha rappresentato fino all’altro ieri, per questo, molto probabilmente, la più felice che potesse fare.

La fine di Sinwar e l’oscena mistificazione della pietas, tra Vecchioni a La7 e i post di @Tg3web 
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:01

Il tratto umoristico invero un tantino senile di Giannelli è scusabile con l’augusta età, e non gliene vogliamo. Ma la sua vignetta in cui Salv... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Santanchè d’Egitto tra pm e Mattei
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Santanchè d’Egitto. La ministra del Turismo volerà giovedì a Hurghada, sulla costa del Mar Rosso, per inaugurare il primo campus “Mattei”. Nel nome e nel mito di Enrico, il fondato... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Mastella: "Contro le invasioni di campo della magistratura intervenga il Csm”
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

“Oggi lo squilibrio tra potere giudiziario e politico rischia di essere ancora più forte del passato. E questo non è un bene per il paese”. Il sindaco di Benevento Clemente... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Lo scontro tra governo e magistratura divide anche le toghe
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Persino qualche consigliere togato del Csm appartenente alla “sinistra giudiziaria”, lontano dai microfoni, lo ammette: la giudice Silvia Albano avrebbe potuto astenersi dal rilasciare inte... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Il modello albanese si capisce poco, il modello Meloni invece sì: il lepenismo non c’entra nulla
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Albania, Albania / per piccina che tu sia / tu mi sembri una malia. Vale la pena di insistere:

Psicodramma sinodale tra assenze importanti e vecchie visioni
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Lo scorso inverno, Papa Francesco aveva affidato a dieci gruppi di lavoro ad hoc lo studio e l’approfondimento di alcune tematiche emerse durante il Sinodo del 2023. Fra queste, tu... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Il duello Meloni-Elkann, "processo" a Stellantis e negoziati di pace. Passa da qui editoria e industria
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Dopo i magistrati, Meloni si occuperà di loro. Sono gli eredi Agnelli, azionisti di Stellantis, e il governo ha un’idea precisa: non hanno un manager all’altezza di Marchionne; non hanno più un ver... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Urso Indica la via dei sacrifici per le Big Tech
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

La notizia era nell’aria da settimane e alla fine il ministro Adolfo Urso lo ha detto: “Serve un contributo delle big tech agli investimenti sulle reti di telecomunicazioni”. Come ... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Il Ppe si schiera con Meloni e in Ue boccia l’offensiva della sinistra sul dossier Albania
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Strasburgo. La sentenza del tribu... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Perché i conflitti sull’immigrazione si risolvono sempre in Europa
12 ore fa | Mar 22 Ott 2024 04:00

Al direttore - Come le autorità sanitarie di Gaza (cioè di Hamas), anche l’Unrwa (molto vicina a Hamas) parla di oltre quarantamila morti nella Striscia, “per lo più civili”. Nel mainstream gio... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti