Boom delle gemme sintetiche, miniere in crisi e nuovi gusti dei consumatori: preziosi sotto quota 4.000 dollari al carato. I valori ritoccano i massimi storici, spinti dal taglio dei tassi e dal nuovo presidente Fed. Lo speciale contiene due articoli C’erano una volta i diamanti: eterni, costosi, luccicanti, rassicuranti come una promessa sussurrata al momento giusto. La favola, però, ultimamente ha perso il fascino e la luce. E così, mentre l’oro corre sui massimi storici come bene rifugio in piena paranoia globale, la pietra più preziosa del mondo è scivolata ai minimi del secolo. Le gemme più ricercate viaggiano sotto i 4.000 dollari al carato, contro i 6.811 del 2022. In tre anni un tonfo del 40%. Altro che taglio brillante: qui a essere tagliato è il portafoglio di chi ha comprato scommettendo sull’eternità del brillante e del suo valore. E così si spengono anche le certezze. Continua a leggere
Confrontarsi con il capolavoro di Miloš Forman era una sfida quasi impossibile. La serie Amadeus di Sky, pur priva della stessa potenza narrativa, si distingue per cura visiva, cast convincente e fedeltà al mito della rivalità tra Mozart e Salieri. Continua a leggere
Gianluca Zanella e Francesco Borgonovo affrontano uno dei nodi più controversi del caso Garlasco: il tema della pedopornografia attribuita ad Alberto Stasi. Dalla denuncia contro la criminologa Anna Vagli alla ricostruzione delle perizie sul computer, la puntata chiarisce cosa fu realmente trovato, cosa no e perché quel presunto movente non è mai entrato nel processo. Continua a leggere
Aliquota sui formaggi al 43%, sulla plastica al 35%, sulla carne al 20%... La Ue potrebbe reagire, però vuol salvare il Green deal. «Gli Stati Uniti innovano. La Cina imita. L’Europa regolamenta». Recita il vecchio adagio. Che si parli di impresa o di tecnologia. E pure sui dazi, la storiella vale. Le tariffe di Trump hanno fatto parlare tutti di tutto. Dibattiti stucchevoli sui giornali e nei talk show televisivi. Ma alla fine, Trump i suoi dazi li ha imposti. E l’Ue li ha subiti. Del resto, si sa. Il cliente (gli Usa) ha sempre ragione. Neppure smaltita la depressione da parte degli europeisti, che ora pure la Cina mette i suoi di dazi. L’Unione europea si prende un’altra batosta. E gli europeisti muti. Continua a leggere
Ecco #DimmiLaVerità del 23 dicembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico commentiamo l'azione dei giudici nei casi della famiglia del bosco e di Vittorio Sgarbi. Continua a leggere
Secondo Pd e M5s sono dei «no vax». Lisei (Fdi): «Giusto dare voce a chi si fidò dello Stato». Ira dell’associazione ContiamoCi! Guai ad audire i danneggiati dai vaccini anti Covid, perché sono «no vax». È la stravagante logica che la sinistra ha illustrato ieri, durante la riunione dell’Ufficio di presidenza della commissione parlamentare sulla pandemia. «Esponenti del Pd e del M5s», riferiva una nota dei meloniani,«si sono opposti alla proposta di Fratelli d’Italia di audire associazioni di danneggiati da vaccino anti Covid. In uno slancio di surrealismo, sono arrivati a definire sdegnosamente queste persone “no vax”. Ma come? Cittadini che si sono fidati del governo di allora e sono andati a vaccinarsi vengono ora etichettati come contrari al vaccino?». Continua a leggere
Turismo e ospitalità rappresentano la nuova leva strategica per la competitività del Paese: non più soltanto un comparto economico, ma una dimensione in cui si riflettono le trasformazioni socioculturale in atto. Continua a leggere
Giancarlo Giorgetti rivendica: «Mai così tante risorse alla sanità». Prima abitazione fuori dall’Isee fino a 200.000 euro. Polemica delle opposizioni sulla norma che evita alle aziende sanzionate di versare arretrati ai dipendenti. Dopo aver passato giorni sulla graticola, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è soddisfatto. Sulla sanità ha rivendicato «un aumento di risorse di 6 miliardi mai visto nei tempi recenti». E agli imprenditori ha lanciato un messaggio: «Credo che l’iperammortamento, con proiezione triennale, dando un quadro di certezze, sia un altro elemento fondamentale per gli imprenditori che continuano a crederci e a investire». Quanto all’attenzione ai conti pubblici, il ministro ha puntualizzato: «La nostra prudenza non è affatto stagnante e della nostra prudenza beneficeranno i governi del futuro» Continua a leggere
Dura critica di Prevost davanti ai suoi collaboratori in Vaticano: «Notiamo con delusione che alcune dinamiche legate alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi, non cambiano». Un richiamo all’unità per superare le divisioni del regno di Bergoglio. «I Papi passano, la Curia rimane». Leone XIV aveva già gettato l’amo in maggio, nella prima udienza con i cardinali, sottintendendo che la continuità (e non le divisioni) è la caratteristica primaria di chi prosegue nel ministero di Pietro. Ieri, durante l’incontro per gli auguri nel suo primo Natale da pontefice, è andato oltre: «L’amarezza a volte si fa strada anche tra di noi quando, magari dopo tanti anni spesi al servizio della Curia, notiamo con delusione che alcune dinamiche legate all’esercizio del potere, alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi, non stentano a cambiare. E ci si chiede: è possibile essere amici nella Curia romana?». Continua a leggere
A 13 anni si può davvero comprendere fino in fondo un percorso che cambia il corpo e l’identità per sempre? Annamaria Bernardini de Pace smonta il racconto rassicurante sulla transizione dei minori: troppa fiducia negli “esperti”, troppa ideologia e pochissima prudenza. Quando le decisioni sono irreversibili l’età non è un dettaglio. Continua a leggere
Una tredicenne ha piena consapevolezza nel dirsi un maschio, ma col Covid agli adolescenti non fu data autonomia decisionale. Un po’ tutti siamo andati lì con la mente, ad accoppiare la decisione del giudice che a La Spezia ha consentito a una bambina di 13 anni di cambiare sesso e diventare maschio, accogliendo il ricorso dei genitori, e la decisione di due tribunali che hanno invece sospeso la potestà genitoriale alla cosiddetta famiglia nel bosco respingendo l’istanza di mamma e papà. Continua a leggere
Un ddl presentato dai ministri Roccella e Schillaci stabilirà dei paletti chiari sui bloccanti della pubertà. In assenza di dati precisi e linee guida, rimane lo spazio per verdetti allucinanti come quello di La Spezia. Secondo il tribunale di La Spezia, una ragazzina tredicenne può cambiare sesso all’anagrafe e avviarsi al cambiamento chirurgico perché ha «maturato una piena consapevolezza circa l’incongruenza tra il suo corpo e il vissuto d’identità come fino ad ora sperimentato», cosa che dovrebbe «consentirle di concludere, altrettanto consapevolmente un progetto volto a ristabilire irreversibilmente uno stato di armonia tra soma e psiche nella percezione della propria appartenenza sessuale». Continua a leggere
Nessun velivolo spiava Leonardo, eppure la longa manus del Cremlino era data quasi per certa. Stesso copione a Oslo, Copenaghen e in Polonia. Idem coi ritardi del volo di Ursula: Putin non c’entrava. Per non parlare del Nord Stream, sabotato da un ucraino. I droni russi che spiavano Leonardo nel Varesotto non erano russi. E non erano nemmeno droni. Lo ha chiarito l’inchiesta della Procura di Milano, che indagava da marzo sui presunti sorvoli registrati a Vergiate, sulla sede dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nei pressi della quale si trova la divisione elicotteri del colosso italiano della Difesa. Il Corriere della Sera, ieri, ha spiegato che l’allerta era scattata per una interferenza tra «il software lettone del sistema portatile di sicurezza cinese» e «la sporadica attività (nella villetta di una famigliola di Ispra) di un amplificatore di segnale Gsm comprato su Amazon dal papà perché in casa il cellulare non prendeva bene». Continua a leggere
Fanil Sarvarov era tra i vertici della Difesa. Sospetti sui servizi di Kiev. Prima di lui diverse vittime sono morte in attacchi simili, da capi militari alla figlia dell’ideologo Dugin. Zelensky ottimista sul piano di pace: «Pronto anche se imperfetto». Il Cremlino ribadisce l’impegno a non attaccare Ue e Nato. Ma parla di progressi lenti nei negoziati. Lo speciale contiene due articoli. Continua a leggere
Freddezza a Palazzo Chigi sulle mosse di Parigi. Tajani: «Per noi aiutare Kiev e fare la guerra sono sempre state cose diverse». Il premier: «Difendersi non è bellicismo». Le fughe in avanti di Emmanuel Macron non meravigliano più nessuno: da Palazzo Chigi non filtra alcuna reazione rispetto all’iniziativa del presidente francese, che, in solitaria, ha aperto al dialogo con il presidente russo, Vladimir Putin, disponibilità ricambiata dal Cremlino. Continua a leggere
Dopo mesi di sfottò e accuse a Trump e Orbán, il presidente francese rompe l’asse dei volenterosi e capisce alla buon’ora che con lo zar bisogna dialogare. Stavolta però Berlino e Bruxelles non lanciano scomuniche. Contrordine! Adesso dialogare con Vladimir Putin non è più un sacrilegio. L’apertura di Emmanuel Macron ad avere contatti diretti con lo zar non ha infatti innescato il putiferio politico-mediatico puntualmente esploso ogni volta che un leader internazionale ha auspicato o avviato un tentativo diplomatico col Cremlino. Continua a leggere
La donna, malata di cancro, stava prelevando a un bancomat a Bologna, quando è stata aggredita da un marocchino: le ha afferrato i polsi e portato via i contanti. L’uomo è stato poi arrestato mentre stava acquistando una dose di droga. Ha afferrato un’anziana donna ai polsi e poi le ha rubato i soldi che la vittima aveva appena prelevato allo sportello del bancomat. La squadra mobile della questura di Bologna ha arrestato un ventisettenne marocchino che, lo scorso 19 novembre, ha rapinato una malata oncologica di 73 anni. L’aggressione è avvenuta in via Cairoli, a Bologna, e, dopo alcune settimane di indagini, le forze dell’ordine sono riuscite a individuare il presunto responsabile e identificarlo. Nei confronti del giovane marocchino, che è risultato irregolare in Italia, è stata disposta la misura cautelare della custodia in carcere. Le indagini hanno consentito di ricostruire quanto accaduto ai danni di una donna «anziana e malata oncologica». Continua a leggere
Il legale: «Nuova istanza di revisione». Tra gli altri quattro c’è Franco Cioni, l’anziano che uccise la moglie malata terminale. Concedere la grazia ad alcuni detenuti in prossimità delle festività natalizie è da sempre un gesto di clemenza simbolico molto forte, tradizionalmente riservato a vicende giudiziarie con risvolti umani delicati. Ma tra i cinque provvedimenti di clemenza firmati ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il parere favorevole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, c’è n’è uno destinato a far discutere. È quello nei confronti di Alla F. Hamad Abdelkarim, già calciatore della Serie A libica giunto in Italia su un barcone, condannato alla pena complessiva di 30 anni di reclusione per delitti di concorso in omicidio plurimo, violazione delle norme sull’immigrazione per fatti avvenuti nel 2015. Continua a leggere
Volgare attacco del ministro a Marcello Veneziani, che su questo giornale si era permesso di muovere delle civili critiche al governo. Anziché fare tesoro delle obiezioni ricevute, il successore di Gennaro Sangiuliano delira di «pelle esausta» e «bile nera». A volte senti parlare il ministro Giuli e ti chiedi che diavolo voglia dire. A volte, invece, purtroppo lo capisci benissimo. Ieri per esempio ha pensato bene di rispondere a un educatamente critico articolo di Marcello Veneziani sulla destra al governo prendendosela con la «pelle esausta» del medesimo Veneziani, con la sua «bile nera», il suo «animo ricolmo di cieco rimpianto», proponendo per l’intellettuale di destra, colpevole di aver disertato dalla leva dei leccaculisti, addirittura una terapia obbligatoria a base di «vaccino anti-nemichettista» che egli stesso, il ministro, si propone di «inoculare volentieri». Credere, obbedire e purgare, si capisce: la destra meloniana avanza spedita verso la deriva dei folli, anzi dei folletti. Giuli e giulivi. Il dio Pan, evidentemente, acceca la mente di chi vuol perdere. L’articolo pubblicato domenica sulla Verità da Veneziani era una riflessione pacata e onesta: «Da quando è al governo la destra», ha scritto, «non è cambiato nulla nella nostra vita di italiani, di cittadini, di contribuenti e anche in qualità di intellettuali, di patrioti e di uomini di destra. Tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare». Seguiva un esame della realtà, forse spietato, ma certo lucidissimo, in cui accanto agli inevitabili riconoscimenti al lavoro svolto dalla premier Giorgia Meloni («ha governato con abilità, astuzia, prudenza e con una verve passionale che suscitano simpatia. Si è affermata a livello interno e internazionale»), Veneziani avanzava dubbi sul resto: «Solo vaghi annunci, tanta fuffa, piccole affermazioni simboliche», mentre «nulla di significativo e sostanziale è cambiato nella vita di ogni giorno». Persino in Rai «ancora Vespa, Benigni e Sanremo». Niente di nuovo, insomma. «Da nessuna parte». Di fronte a un’analisi di questo tipo si può essere d’accordo o no, chiaro. Ma se si è ministri della Repubblica, saliti al potere per altro in nome della lotta al conformismo e al pensiero unico, se si è ministri di un governo che ogni giorno si dichiara a favore del libero confronto e del rispetto dell’opinione altrui, una sola cosa si deve fare: ringraziare per il contributo critico e impegnarsi a fare meglio. Invece, no. Giuli no. Lui, ministro, decide di attaccare un opinionista di un giornale colpevole soltanto di non avergli leccato gli stivali con cui marciava al passo dell’oca. E non solo lo attacca (cosa già di per sé sbagliata), ma lo attacca pure nel modo più volgare possibile, parlando di «pelle esausta» e di «bile nera», e accusandolo di un «cieco rimpianto» perché – sostiene Giuli – Marcello Veneziani avrebbe a suo tempo rifiutato l’incarico di ministro della Cultura. Cosa che, se fosse vera, potrebbe suscitare rimpianto solo nel Paese, visto chi ricopre adesso quella poltrona. E come si è ridotto. Non basta evidentemente tatuarsi un’aquila sul petto per dimostrare di saper volare alto. E non basta parlare di «apocalittismo difensivo» e «infosfera globale» per sembrare intelligenti. Tanto meno per esserlo. Adesso Giuli va tutto fiero del nuovo ritornello governativo, la nuova parola d’ordine dei gerarchi ottusi, e se la prende con il «nemichettismo»: per Veneziani ci vuole addirittura un premio «honoris causa» - dice il ministro - ma in fondo del «nemichettismo» è vittima tutta la «presunta destra», colpevole di non inchinarsi a baciare la pantofola e di pretendere ancora (ma come si permettono?) di pensare con la propria testa, anziché «incoraggiare» senza se e senza ma lo straordinario lavoro del medesimo ministro Giuli e di tutti i suoi eccellentissimi colleghi. A chi i leccaculo? A noi. Anche questo, in fondo, è un segnale del decadimento della destra al potere: in attesa dell’oro alla patria, si accontentano della saliva. Una volta avrebbero detto: tanto nemichettismo, tanto onore. Adesso invece si spaventano anche delle più pacate critiche, dimostrando così che il vero nemichettismo è quello che regna tra loro e la realtà. Ci devono aver bisticciato quando sono entrati nei palazzi, perché da allora hanno perso il senso della misura. L’adoratore del dio Pan e della dea Dia, già suonatore di flauti pagani, seguace dei fauni e sospettoso nei confronti del cristianesimo (prima di diventare direttore del cristianissimo Tempi, si capisce), gran cultore dei lupi, dandy di destra amato dai salotti di sinistra, capace di definire «mammolette» i militanti del Fronte della Gioventù e allo stesso tempo di conquistare Lilli Gruber, lui, Alessandro Giuli, forse dimentica di essere diventato ministro solo in virtù di una Boccia, nel senso di Maria Rosaria, che ha tolto di mezzo Gennaro Sangiuliano. E di esserlo diventato dopo aver seminato disastri al museo Maxxi (meno 30 per cento nei biglietti venduti, meno 44 per cento nelle sponsorizzazioni, un convegno con Morgan e Sgarbi finito in caciara e inevitabili scuse…). Se il potere non gli avesse dato alla testa più del dio Pan, verso un intellettuale vero come Veneziani, Giuli mostrerebbe solo rispetto. Lo ringrazierebbe e lo inviterebbe a prendere un caffè per cercare di capire come migliorare. Altro che «pelle esausta». Anche perché da migliorare al ministero della Cultura c’è molto. Da quando è arrivato lui, il nemichettista di sé stesso, s’è distinto per: a) una laurea in filosofia presa in tutta fretta per cercare di mascherare le lacune del curriculum più ricco di druidi e tori in calore che di tutto il resto; b) una clamorosa gaffe in Parlamento con la trasformazione di Spoleto in provincia (a proposito di cultura); c) l’approvazione alla censura del baritono russo Ildar Abdrazakov che doveva esibirsi a Verona e che è stato silenziato tra gli applausi dei veri democratici come Pina Picierno e Alessandro Giuli, per l’appunto; d) l’invito tafazziano al ministero dell’Economia ad aumentare i tagli alla cultura, salvo poi cercare di mascherare il tutto facendo passare come nuovi finanziamenti soldi già stanziati, roba che al confronto il gioco delle tre carte è un’operazione di rara limpidezza. In tutto il resto, per dirla con Veneziani, al ministero della Cultura «non è cambiato nulla». E forse avrò anche io la «pelle esausta», ma continuo a sperare, per la stima che ho in lei, che sia più esausta la Meloni di aver accanto persone come Giuli. Continua a leggere
Il Quirinale concede uno sconto di pena ad Abdelkarim Alla F. Hamad, classe 1995, punito con 30 anni di reclusione per la strage in mare del 2015, nella quale morirono 49 migranti, asfissiati nella stiva. Regalo di Natale da parte di Sergio Mattarella a uno scafista: condannato a 30 anni di carcere per il naufragio di un’imbarcazione in cui morirono 49 persone, Abdelkarim Alla F. Hamad è stato graziato. I fatti risalgono a Ferragosto di dieci anni fa: la barca carica di migranti salpò da Sabratha, ma quando arrivò sulle nostre coste nella stiva i soccorritori trovarono 49 cadaveri. Rinchiusi là sotto, molti morirono asfissiati. I sopravvissuti accusarono otto persone di aver organizzato il viaggio e tra questi l’ex giocatore libico Aldelkarim Alla F. Hamad. I giudici lo condannarono insieme ai suoi compagni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, appioppandogli in tutto 30 anni di carcere. Del suo caso in passato si era occupata anche Rai 3, raccontando la sua storia e quella di chi era partito con lui e dando conto della battaglia per la revisione del processo. Continua a leggere
I socialisti del premier crollano alle elezioni regionali. Vola Vox: exploit al 17%. Per il Psoe, crollato al 26% in una delle roccaforti socialiste della Spagna mentre i partiti di destra hanno ottenuto il 60% dei voti, le elezioni in Estremadura sono state un totale fallimento. ll Partito popolare (Pp) si è affermato come principale forza politica alle regionali di domenica (43,2%) e con un solo seggio in più, raggiungendo quota 29, ha ampliato il suo vantaggio sul partito del premier Pedro Sánchez. Continua a leggere
Si voterà per due giorni, al prossimo cdm la scelta su quale domenica-lunedì. Nel testo anche la semplificazione fiscale e la riforma del servizio civile universale. Un cdm tranquillo senza nodi o questioni spinose poste sul tavolo. Oltre agli aiuti, infatti, non si è discusso anche della legge di Bilancio. «Un clima sereno» ha assicurato il ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Andrea Abodi in conferenza stampa, l’unico a presiederla. È un’altra la questione che sembra essersi posta ieri, silentemente. Dal cdm la decisione più importante è stata presa sul referendum. Le votazioni sulla riforma della Giustizia si svolgeranno in due giornate: domenica e lunedì. Così si legge tra le «disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2026». Continua a leggere
Il Comune fiorentino sposa l’appello del Maestro per riportare a casa le spoglie di Cherubini e cambiare nome al Teatro del Maggio, in onore di Vittorio Gui. Partecipano al dibattito il direttore del Conservatorio, Pucciarmati, e il violinista Rimonda. Continua a leggere
Non passa giorno senza che qualcuno non annunci una prossima invasione dell’Europa da parte dei russi. I carrarmati di Putin sarebbero dietro l’angolo e gli aerei di Mosca pronti al decollo. A sostegno della tesi di un attacco imminente vengono lanciati moniti dai Paesi che un tempo facevano parte della cortina di ferro. Ma anche l’intelligence dei cosiddetti alleati, cioè di americani e inglesi, non si tira indietro. Senza dimenticare gli appelli dei generaloni di cui abbiamo dato conto qualche giorno fa, con l’invito dei capi di Stato maggiore francese e britannico a prepararsi a perdere in battaglia i propri figli. Se questo è il clima che precede il Natale, e sul quale non sembrano influire le rassicurazioni del Cremlino che si dice disposto a «confermare legalmente di non voler dichiarare guerra alle Ue o alla Nato» (la dichiarazione è di ieri), la notizia che gli allarmi droni sulle basi militari europee sono spesso infondati contribuisce ad allentare la tensione. Continua a leggere
A Riyadh il Napoli conquista la seconda Supercoppa italiana della sua storia battendo 2-0 il Bologna. La finale si decide tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa con la doppietta del brasiliano. Conte: «I ragazzi trasudavano voglia di vincere questo trofeo. Voglia di mettere in bacheca e di continuare a scrivere la storia». Italiano: «Non ho nulla da recriminare ai ragazzi. Questa esperienza ci farà crescere». Continua a leggere